Amianto : Discariche

Niente amianto nella discarica di Mattie: la rivolta dei sindaci valsusini ferma il progetto

Dovevano arrivare in dieci anni oltre 100 mila metri cubi di materiali asbestiferi provenienti da bonifiche edili

Le parole «No amianto a Mattie» da una ventina di giorni accolgono gli automobilisti lungo i tornanti della strada che sale verso il piccolo paese valsusino. E adesso sembrano più una constatazione che un auspicio.

Dopo l’allarme degli ultimi giorni, oggi Mattie e tutta la Val Susa possono, infatti, tirare un sospiro di sollievo: ieri pomeriggio l’assemblea straordinaria dei sindaci soci di Acsel ha decretato il ritiro del progetto di riapertura della discarica di Camposordo (Mattie), bocciando di fatto l’idea dell’azienda di stoccare in dieci anni oltre 100 mila metri cubi di materiali asbestiferi provenienti da bonifiche edili in quello che un tempo era il luogo di smaltimento dei rifiuti prodotti quotidianamente nei 39 Comuni della Valle.

A fine giugno, quando è diventato di dominio pubblico che Acsel aveva avviato le procedure di valutazione d’impatto ambientale per riaprire l’ex discarica e smaltirvi all’interno ingenti quantità di amianto, in Val Susa era scattato l’allarme. In pochi giorni sono state convocate assemblee spontanee dei residenti, partite mobilitazioni, nate raccolte firme. Appena superato lo stop all’attività amministrativa per la campagna elettorale, la settimana scorsa anche i Comuni di Susa e Mattie, i più a ridosso della discarica, hanno bocciato ufficialmente l’idea di Acsel. Portando all’attenzione di tutti i Comuni il tema che lasciava aperta, ormai, un’unica strada: il ritiro del progetto amianto.

L’esito scontato dell’assemblea straordinaria dei sindaci convocata per ieri su sollecitazione del presidente dell’Unione montana, Pacifico Banchieri, lascia tuttavia irrisolto il problema di fondo dell’ex discarica. Ovvero la gestione futura. L’idea di Acsel di utilizzarla per “tombarci” migliaia di metri cubi di amianto negli stessi anni in cui la piana di Susa sarà già interessata dai lavori, e dal via vai di camion, per lo scavo delle gallerie della Torino-Lione, non era delle più felici. Ma resta attuale la necessità di trovare anno dopo anno circa 15 milioni di euro per mettere in sicurezza dalla produzione di percolato le “vasche” (soprattutto la numero uno, la più vecchia, risalente agli anni ’80-’90) della discarica dismessa

La Rai lascia la storica sede Viale Mazzini per bonifica dell’amianto: “Era una trappola mortale”

La Rai lascia temporaneamente la sede storica di viale Mazzini per lavori di ristrutturazione nei quali rientra la rimozione di amianto. Un mese e mezzo fa la morte di Marius Sodkiewicz e Franco Di Mare, due eventi che hanno probabilmente accelerato le operazioni di qualcosa che si poteva fare tempo fa.

Le morti di Sodkiewicz e Di Mare

Da quanto si apprende da fonti interne, la ricerca di un nuovo immobile ad uso temporaneo in affitto come alternativa a viale Mazzini, nell’ottica di fare dei lavori di ristrutturazione legati all’amianto, risale a molto tempo fa. Ancor prima della pubblicazione del piano immobiliare recente, la Rai aveva pubblicato annunci per ricerche di immobili, con bandi o gare per strutture alternative nelle quali trasferire i suoi uffici. L’esigenza è legata alle condizioni fatiscenti di viale Mazzini, in particolare proprio quelle riferite alla certificata presenza di amianto che mai era stato completamente rimosso. La novità recente è, appunto, che è stato trovato questo immobile e si sono rotti gli indugi, dando mandato di firmare il contratto. Come si legge sul sito di ONA rispetto alle condizioni della sede di Viale Mazzini: “La sede è stata vista come un simbolo di modernità e innovazione architettonica. Tuttavia, come molte strutture dell’epoca, l’amianto, ampiamente utilizzato per le sue proprietà isolanti e ignifughe, l’ha resa una trappola mortale. Marius Sodkiwicz, e Franco Di Mare, scomparsi a causa del mesotelioma lo scorso maggio, sono due casi emblematici del rischio asbesto”.