Amianto, la strage silenziosa nelle Forze Armate: oltre 6mila morti
Bonanni (Ona): “Stato è responsabile di morti soldati”
Nelle Forze Armate ci si ammala e si muore con più frequenza per l’amianto. Una strage silenziosa che, si stima, ha provocato oltre 6.000 decessi per malattie asbesto correlate. Infatti proprio nel settore delle Forze Armate vi è una più alta incidenza di casi di mesotelioma, il 4,4% di tutti i casi di questo tipo. E’ quanto emerge dai dati dell’Ona, l’Osservatorio nazionale amianto, in possesso di LaPresse. L’ultimo rapporto ReNaM redatto dall’INAIL inserisce tra i settori di attività maggiormente colpiti proprio quello della difesa militare (4,4%). Sono ben 982 casi di mesotelioma registrati, a cui vanno aggiunti anche quelli riguardanti tutte le altre malattie provocate dall’amianto, come l’asbestosi, le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici, il tumore al polmone e tanti altri tipi di carcinomi.
Il personale civile e militare delle Forze Armate è stato lungamente esposto al rischio amianto, sia nelle basi a terra sia nei mezzi corazzati. Il pericolo ha coinvolto quasi tutte le basi d’Italia, registrando però maggior numero di vittime in Toscana, Puglia e Sardegna.”Quella provocata dall’amianto è una strage silenziosa. La sola esposizione alla fibra killer infatti ha provocato e continua a provocare, in Italia e nel mondo, migliaia di vittime. E questo agente cancerogeno non risparmia nessuno. Non colpisce solo cittadini e lavoratori, ma anche coloro che difendono il nostro Paese: le Forze Armate“, ha detto a LaPresse Ezio Bonanni, presidente dell’Ona.
Amianto, navi Marina e divise militari: dove si annida la fibra killer
Motori, freni e indumenti. Ma non solo: anche nel corpo degli aeromobili, nei dispositivi antincendio e nei sistemi missilistici per la difesa aerea. È in questi elementi che si annida l’amianto, vero killer dei militari dell’esercito Italiano. La situazione di rischio non riguarda solo l’esercito, ma tutti i corpi delle Forze Armate e Comparto Sicurezza. Ed è soprattutto evidente nella Marina Militare. Infatti fino agli anni ’80 su tutte le unità navali della Marina Militare Italiana fu fatto massivo uso di amianto e di materiali che lo contenevano. Addirittura dal 1945 al 1985 furono in servizio nella nostra Marina Militare decine di navi di superficie e sottomarine “ex americane” (U.S-NAVY), con presenza di amianto. Inoltre anche nelle costruzioni navali nazionali, attuate negli anni ‘70 e ‘80 , continuò a essere impiegato l’asbesto.
Tra le navi costruite in questo periodo ci sono: Incrociatore Portaeromobili “Garibaldi”, Fregate Classe “Lupo” e “Maestrale”, Sottomarini Classe “Sauro”, Aliscafi Lanciamissili, Cacciamine Classe “Lerici”, Navi Ausiliarie d’Altura Classi “Anteo” e “Stromboli”. In ognuna di queste navi l’amianto era dappertutto: era in varie componenti del motore, era nelle tubature e nelle condotte, era persino stato “spruzzato” sulle paratie metalliche per consentire l’isolamento termico, acustico e di protezione dal fuoco. E questa situazione di rischio coinvolgeva tutti gli arsenali e le basi navali della Marina Militare Italiana (La Maddalena, Cagliari, Augusta, Messina, Taranto, Brindisi, Napoli, Livorno, Ancona e Venezia).