Amianto : Sentenze

Esposto all’amianto durante il servizio militare negli anni Cinquanta, la Difesa deve risarcire la famiglia

All’uomo era stato diagnosticato un mesotelioma pleurico, in tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento di 300 mila euro per vedova e il figlio

Esposto alle fibre di amianto durante il servizio militare a distanza di 60 anni perse la vita. Il Ministero della Difesa deve versare un risarcimento di 300 mila euro alla vedova e al figlio di un elettricista, nato e vissuto a Impruneta e deceduto a causa di un mesotelioma pleurico. Così ha stabilito il tribunale di Firenze che ha riconosciuto l’elevata esposizione all’amianto dell’artigiano, durante il servizio di leva, come concausa della patologia. 

Per quindici mesi, tra novembre 1954 e marzo 1956, Antonello (nome di fantasia) aveva eseguito addestramenti e guardie armata ma anche svolto mansioni di elettricista. Un lavoro che poi aveva continuato per 40 anni. Nel 2016 i primi sintomi. Il ricovero all’ospedale di Careggi e la scoperta della malattia che non lascia scampo: mesotelioma pleurico. 

Nel 2017, Antonello perde la sua battaglia ma l’Inail, constatata l’esposizione professionale all’amianto, gli riconosce lo status di vittima del dovere. La vedova e il figlio, dopo il rifiuto del Ministero della Difesa, si affidano all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per ottenere un risarcimento danni. Per la giudice Susanna Zanda, che ha fatto propria le osservazioni del legale e del consulente medico legale dei familiari della vittima, la malattia cancerogena, «per sua natura a lunga latenza, fu innescata probabilmente dall’esposizione all’amianto durante il servizio di leva». 

Antonello ha poi lavorato come elettricista. Tale attività, secondo il tribunale, ha avuto un «ruolo concausale sia perché il lavoro di elettricista interferisce con le costruzioni civili in cui l’amianto era abbondantemente impiegato sia perché è presumibile che una tale attività abbia continuato ad esporlo all’amianto contenuto negli impianti elettrici perché tecniche e materiali degli impianti civili non sono dissimili da quelli militari, essendo stato bandito solo a partire dal 1990». 

L’attività di elettricista, dopo la leva militare, aveva indotto Antonello, ricostruisce il tribunale «a lavorare anche nelle ristrutturazioni di vecchi edifici dove vengono rilasciate le polveri di amianto con i rischi di inalazioni conseguenti». Per la giudice, dunque «sussiste un concorso di entrambe le cause, non essendo possibile individuare una maggiore o minore efficienza causale dell’una o dell’altra».

«Si tratta dell’ennesima sentenza di condanna a carico del Ministero per il decesso di un militare dell’Esercito Italiano per elevata e non cautelata esposizione a fibre e polveri d’amianto e multipli cancerogeni che conferma l’allarmante dato epidemiologico sulle delle malattie e i decessi dei militari delle Forze Armate Italiane – denuncia Bonanni, che sottolinea – ci chiediamo le ragioni per le quali la Difesa neghi i diritti delle vittime nonostante le numerose pronunce di condanna dell’Autorità Giudiziaria, e auspichiamo l’intervento del Capo dello Stato per evitare queste sperequazioni che costringono i familiari, dopo l’odissea della malattia del congiunto e del lutto, ad affrontare anche continue azioni giudiziarie per far valere un proprio diritto».

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a sua foto appoggiata sulla bara, davanti all’altare, alla base la corona del Comune, presente anche con il gonfalone (è stato dichiarato il lutto cittadino). Sopra, il tricolore e la scritta «Eternit: giustizia», che l’aveva accompagnata nei lunghi anni di indefessa battaglia contro il dramma dell’amianto che aveva travolto non solo la sua città ma, anche e soprattutto, la sua famiglia, portandole via il marito, la figlia, la sorella e due nipoti.