Amianto e cancro, confermata la condanna all’imprenditore svizzero
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Convalidata oggi a Torino l’ultima delle pene inflitte al magnate elvetico del cemento – oggi filantropo – Stephan Schmidheiny nelle cui fabbriche si trattava l’amianto senza precauzioni. Migliaia le vittime contate anche in Svizzera ma i casi sono stati tutti prescritti.
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Nel processo chiamato Eternit Italia bis, la Corte di Appello di Torino ha confermato la condanna dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, 75 anni, per la morte di un operaio del gruppo Eternit, riducendo la pena a 1 anno e 8 mesi.
Il magnate del cemento era accusato del decesso, causato dalle conseguenze del contatto con l’amianto, di un ex dipendente e di un abitante di Cavagnolo, in Piemonte, nei cui pressi sorgeva uno degli stabilimenti di Schmidheiny.
L’uomo è stato condannato per omicidio colposo aggravato per la morte, avvenuta il 7 dicembre 2008, di una delle due persone per le conseguenze di un mesotelioma, un tumore raro associato soprattutto all’esposizione all’amianto.
“Una giustizia a metà”
“Giustizia a metà, una condanna ridimensionata ma siamo fiduciosi sull’esito della Cassazione”, è stato il commento odierno dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale Amianto e difensore dei familiari dell’operaio morto nel 2008, citato dall’agenzia italiana Adnkronos.
“Purtroppo le lungaggini giudiziarie, e anche l’ipergarantismo, hanno determinato che soltanto uno tra i due casi, non ancora prescritti, del troncone di Torino, ha superato il vaglio della responsabilità penale per il reato di omicidio colposo”, ha aggiunto il legale.