Amianto:Ex Ilva e Montefibre

Ex Ilva: morì per amianto, Fintecna e Telecom risarciscono eredi

Operaio aveva lavorato per varie società dell’appalto

(ANSA) – TARANTO, 01 GIU – Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Taranto, Cosimo Magazzino, ha condannato Fintecna spa e Telecom Italia spa a risarcire in solido gli eredi di un ex operaio dell’appalto dello stabilimento siderurgico morto a 67 anni nel 2016 per mesotelioma pleurico dopo aver lavorato per 20 anni a contatto con l’amianto.

Lo riferisce l’avvocato Mario Soggia, che ha assistito i familiari della vittima.

L’operaio aveva lavorato alle dipendenze di varie società dell’appalto che si sono avvicendate nello stabilimento siderurgico di Taranto.
    Il legale fa rilevare che per il risarcimento, per il quale gli eredi dell’operaio hanno voluto mantenere la riservatezza sulla quantificazione, oltre alla Fintecna, “il Tribunale, per la prima volta in assoluto, ha individuato un’altra società, la Telecom Italia spa, che, pur non avendo alcuna soggettiva responsabilità nella tutela della sicurezza dei lavoratori, è comunque civilmente responsabile dei danni cagionati dalle società che l’hanno preceduta”. (ANSA).

Abbiamo l’amianto nei polmoni”: il dramma degli ex Montefibre

L’azienda ha chiuso nel 2004, lasciando per strada oltre 400 lavoratori. Dopo 18 anni, gli operai hanno scoperto tracce della sostanza tossica: “Esposti senza saperlo. Morti già 80 colleghi”

Non bastavano il licenziamento e la difficoltà di arrivare a fine mese. Gli ex lavoratori Montefibre hanno scoperto di dover affrontare un nemico ancora più spietato: l’amianto. In questi mesi, si sono sottoposti ad analisi che hanno evidenziato, in molti di loro, la presenza della sostanza tossica nei polmoni.

La Montefibre era un’azienda, specializzata nella produzione di poliestere, che ha operato ad Acerra dagli anni ’60 al 2004, anno in cui ha chiuso i battenti lasciando per strada oltre 400 dipendenti tra operai, quadri e dirigenti. “Eravamo solo parzialmente consapevoli della pericolosità delle materie con cui abbiamo lavorato – spiega Mimmo Falduti, un ex operaio – C’è una perizia della Procura di Nola che non solo conferma l’esposizione a materiali tossici, ma anche che ci sono state 80-90 morti per tumori riconducibili a questo”.

Carmine ha scoperto la presenza delle fibre tossiche nei polmoni a novembre 2021: “Sapevo che non producevamo cioccolata – racconta – ma non ero consapevole di lavorare a stretto contatto con l’amianto. Dovevo ripulire una guarnizione che chiamavano ‘la guarnizione di cartone’. Solo anni dopo ho scoperto che era in amianto. I guanti erano in amianto, i caschi anche, così come le tute. Era dappertutto. Adesso è dormiente, ma so che potrebbe risvegliarsi in qualsiasi momento, anche con un raffreddore”. 

Sono in 120 gli ex lavoratori Montefibre che, a 18 anni dalla chiusura dell’azienda, combattono ancora per i loro diritti. Tra questi anche quello della sorveglianza sanitaria. “Le istituzioni non volevano riconoscere il diritto di queste persone ad accedere a controlli periodici – afferma Paolo Fierro di Medicina democratica – solo con la loro lotta hanno ottenuto questo risultato. Eppure era risaputo quali sostanze usasse quell’azienda. Bisognerebbe chiedere conto di questo comportamento alle istituzioni, anche perché il ritardo nel riconoscimento del loro status ha pregiudicato anche il loro pre-pensionamento”.