Dipendente Marina morì per l’amianto, Difesa condannata
Ministero dovrà dare 100 mila euro a moglie e figli
Il ministero della Difesa è stato condannato a risarcire 100 mila euro ai familiari, moglie e due figli, di un ex dipendente civile della Marina Militare scomparso per mesotelioma nel 2017.
La sentenza, che riconosce il risarcimento del danno al “iure hereditatis”, è stata emessa nei giorni scorsi dal tribunale del lavoro di La Spezia.
Il caso è ancora pendente al tribunale a Genova, competente per lo “iure proprio”, con udienza fissata nel prossimo mese di settembre. In questo caso la richiesta di risarcimento è superiore al milione di euro. Si definiscono danni “iure proprio” quelli subiti dai congiunti (lesione del rapporto parentale) mentre lo “iure hereditatis” rappresenta il danno subito dalla vittima che è risarcibile ai superstiti.
L’uomo è stato un dipendente civile al Maricommi della Spezia dal 1958 al 1994, praticamente un tuttofare. Secondo l’avvocato Elisa Ferrarello dello Studio Legale Frisani l’amianto era nei pannelli dei quadri elettrici, nelle canne fumarie, nelle guarnizioni delle caldaie. Il giudice ha dichiarato come il ministero non abbia saputo indicare, nel procedimento, nessun accorgimento concreto preso per salvaguardare lui e gli altri dipendenti, come avrebbe dovuto invece fare, per andare esente da colpe; né di aver provveduto all’aspirazione di “polveri nocive”. Una mancanza di scelte in un quadro che già dal primo ‘900 rendeva chiaro, secondo il giudice, come la presenza nei luoghi di lavoro dell’amianto dovesse essere sottoposta a particolari cautele perché insalubre e pericolosa.
Trieste, morti da amianto: nel giro di un anno oltre 7,5 milioni di risarcimenti
Nel 2021 sono più che raddoppiate le sentenze del giudice del lavoro. Importi in media di quasi 500 mila euro
TRIESTE. Da Rfi all’Autorità portuale, dalla Ferriera (all’epoca Italsider) all’Arsenale triestino passando per la Grandi Motori. Sono solo alcune delle realtà per le quali lavoravano le vittime dell’amianto ai cui familiari il Tribunale di Trieste ha riconosciuto un risarcimento. A distanza di decenni dal periodo dell’esposizione alla fibra killer, cresce ulteriormente in sede civile il numero di procedimenti con sentenza di accoglimento.
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