Tutti gli articoli di Maurizio Barsella

28 Giugno

Incidente sul lavoro a Minturno, muore a 21 anni schiacciato dal trattore davanti al padre

Grave incidente sul lavoro stamattina nelle campagne di Minturno, dove il 21enne Francesco Mazzucco è morto, schiacciato sotto ad un trattore. A soccorrerlo e a chiamare aiuto è stato suo padre.

Un ragazzo di ventuno anni è morto, schiacciato da un trattore. I drammatici fatti sono avvenuti nella mattinata di oggi, venerdì 28 giugno, nel territorio della provincia di Latina. La vittima del grave incidente è Francesco Mazzucco, per il quale non c’è stato purtroppo nulla da fare per salvargli la vita. Si tratta dell’ennesimo incidente sul lavoro nel territorio pontino, dopo quello del bracciante Satnam Singh. In questo caso nello specifico il ragazzo, come appreso da Fanpage.it, stava lavorando in un terreno di famiglia insieme al padre, nello specifico alla manutenzione di un uliveto. Si è dunque trattata di una tragedia famigliare

Operaio di 21 anni trovato morto in un cantiere a Venezia con l’arteria femorale recisa da un vetro

La vittima è Marco Salvagno, residente a Sottomarina di Chioggia. All’origine del decesso un probabile incidente sul lavoro. A dare l’allarme i colleghi. La Uil Veneto: “Disarmante apprendere l’ennesima morte sul lavoro”

Venezia, 28 giugno 2024 – Tragedia a Venezia: un operaio di 21 anni impiegato in un’azienda edile è stato trovato morto dai colleghi. La vittima è Marco Salvagno, 21 anni, residente a Sottomarina di Chioggia.

All’origine della morte un probabile incidente sul lavoro che gli ha reciso un’arteria di una gamba. Il ragazzo, secondo una prima ricostruzione, avrebbe battuto un ginocchio contro una lastra di vetro, ed una grossa scheggia gli avrebbe reciso un arteria femorale, provocandone il dissanguamento. Sono stati alcuni colleghi a trovarlo a terra, nel sangue. Il giovane era in condizioni disperate. Sul posto i sanitari del Suem 118, ma per il 21enne non c’è stato nulla da fare. “È disarmante apprendere l’ennesima morte sul lavoro – dice Roberto Toigo, segretario generale della Uil Veneto che ne dà notizia -. Si rimane sempre disorientati e inorriditi ogni volta che accade un incidente sul lavoro, ci si fa tante domande, ci si chiede se stiamo facendo tutto il possibile. La Uil Veneto si stringe attorno alla famiglia del giovane operaio, vittima del tragico infortunio, e continuerà il suo lavoro in nome della sicurezza, senza mai abbassare la guardia, insieme alle istituzioni e ai lavoratori. La prevenzione è un’arma fondamentale per superare situazioni tragiche come quella di oggi in cui a primeggiare deve essere sempre e solo la cultura della vita”.

Muore un operaio di 21 anni in un cantiere edile in Sicilia, un altro cade nell’Adda, disperso

Un operaio di 21 anni, Angelo Giardina,  è morto mentre era al lavoro in un capannone di un’impresa edile che produce manufatti in calcestruzzo di Canicattì, nell’Agrigentino.

Secondo una prima ricostruzione sarebbe rimasto travolto da carrello elevatore che stava manovrando.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, Carabinieri e personale del 118

La Procura di Agrigento, che ha aperto un’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area, sta cercando di accertare la posizione lavorativa del giovane e se siano state rispettate le norme anche in materia di sicurezza.

Claudio Togni, l’operaio caduto nell’Adda e trascinato via dalla corrente mentre stava lavorando

Sul posto, a Vaprio D’Adda, il Distaccamento di Gorgonzola e il nucleo sommozzatori di Milano aiutati dal nucleo Saf fluviale del Comando di Bergamo

Tutto è successo poco dopo le 9 mentre l’operaio dell’Italgen era al lavoro su un canale scolmatore a Concesa, sotto il ponte dell’A4. L’operaio, espertissimo, è finito in acqua sotto gli occhi di due colleghi con i quali stava effettuando un’operazione di manutenzione. L’uomo, stando a una prima ricostruzione, sarebbe stato imbragato ma alla base dell’incidente sul lavoro potrebbe esserci una manovra sbagliata. Saranno gli ispettori di Ats a ricostruire quello che è successo, tuttavia le speranze di trovare vivo il 58enne si riducono col passare delle ore.

Amianto : Discariche

Amianto nell’ex discarica di Mattie: anche il Comune di Susa contrario al progetto

La cittadina capoluogo della valle scende in campo insieme al piccolo comune montano e a Pro Natura

Si allarga, in Val Susa, l’opposizione delle amministrazioni comunali all’ipotesi di riaprire l’ex discarica di Mattie per realizzare un deposito di smaltimento dei rifiuti con amianto. A poche ore dall’insediamento previsto stasera durante il primo Consiglio comunale, l’amministrazione di Susa del sindaco Piero Genovese – rieletto quindici giorni fa – prende nettamente posizione contro l’ipotesi progettuale avanzata da Acsel per l’utilizzo come sito di deposito di materiali provenienti da bonifiche di eternit e altri materiali asbestiferi dell’area fino a pochi anni fa centro di conferimento dei rifiuti di tutta la Valle.

Insomma, anche il Comune che sorge ai piedi della località di Camposordo dice no alla nuova discarica di amianto. Affiancando, così, l’amministrazione di Mattie che nei giorni scorsi – durante l’assemblea convocata da oltre 200 cittadini del paese sulla questione esplosa a fine maggio in seguito all’avvio delle procedure di valutazione ambientale per autorizzare l’operazione – si era già detta contraria a questa soluzione: «L’operazione vanificherebbe le opere di bonifica avviate alcuni anni fa» è il pensiero di sindaci e cittadini che chiedono all’azienda consortile di Valle della raccolta rifiuti di sospendere l’opera.

«In relazione al progetto presentato da Acsel per ampliare parte della discarica di Mattie, al netto degli aspetti tecnici, a titolo prudenziale e di tutela della salute pubblica riteniamo non opportuno riaprire la discarica che ha cessato la sua attività nel 2018» chiarisce la maggioranza del sindaco Piero Genovese, sottolineando che l’amministrazione di Susa parteciperà comunque ad ogni tavolo in cui verrà discussa questa proposta.

La prima occasione di confronto con Acsel sarà, probabilmente, l’assemblea dei sindaci indetta nei giorni scorsi su richiesta del presidente dell’Unione montana, Pacifico Banchieri, per lunedì 1 luglio. Assemblea in cui Acsel dovrà illustrare ai primi cittadini della Valle l’idea di riaprire l’impianto di smaltimento: ipotesi prevista fin dal 2022 nel piano industriale dell’azienda consortile che ha per soci i 39 Comuni della Val Susa, ma solo di recente tradotta in un vero e proprio progetto.

Nelle ultime settimane questo intervento, che si è finora tradotto nella richiesta alla Città metropolitana delle autorizzazioni ambientali, ha già portato ad una netta presa di posizione sfavorevole all’opera da parte di Pro Natura e alla raccolta firme da parte di un gruppo di cittadini di Mattie, preoccupati per i possibili rischi ambientali. Ma ora che le amministrazioni andate al rinnovo l’8 e 9 giugno si insedieranno è probabile che molte chiederanno conto ad Acsel sugli intenti del discusso progetto.

Discarica di amianto a Ca’ Balestra, richiesta di autorizzazione congelata per 180 giorni

Progeco Ambiente ha bisogno di tempo per rispondere a tutti i dubbi espressi sul progetto. Esulta il comitato dei contrari che incassa anche il sostegno del rieletto sindaco Gardoni

Èstata accolta la richiesta e pertanto i termini per la presentazione di integrazioni e chiarimenti sono sospesi per un periodo di 180 giorni». Si legge questo nella risposta che ieri, 19 giugno, la Regione Veneto ha inviato alla ditta Progeco Ambiente. Per l’approvazione o il respingimento dell’impianto di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto a Valeggio sul Mincio se ne riparlerà dunque tra circa sei mesi.

Sono evidentemente troppe le risposte che l’azienda deve fornire ai dubbi dei contrari al progetto. Dubbi che sono stati esposti in Regione Veneto perché è all’ente regionale che spetta il compito di concedere o negare l’autorizzazione alla discarica. Discarica che è stata progettata nell’area di Ca’ Balestra, a Valeggio sul Mincio, e contro cui si sono schierate istituzioni locali, comitati e singoli cittadini. A tutti era stata concessa la possibilità di presentare delle osservazioni critiche al progetto. «Ben 228 sono quelle protocollate della Regione Veneto – ha ricordato il comitato anti-discarca di Ca’ Balestra – E dopo il sopralluogo in loco, la commissione per la valutazione dell’impatto ambientale ha formalizzato un elenco di circa 30 richieste di integrazioni e approfondimenti, che spaziano dalla verifica della fattibilità del progetto in zona di alta pianura vulnerabile ai nitrati a supplementi di studi in relazione agli impatti ambientali, soprattutto con riferimento alla inevitabile sovrapposizione con l’adiacente discarica Ca’ Baldassarre e ai progetti per altre discariche di amianto a Caluri e Marmirolo. E ancora alla direzione dei venti per la possibile dispersione di fibre di amianto, alla situazione idrogeologica dell’area, alla viabilità e al dimensionamento della strada di accesso al sito, agli interventi da porre in essere nel caso di incidenti, all’inquinamento, oltre che nuove e più approfondite valutazioni sugli impatti sanitari del progetto stesso». E Progeco deve ora controdedurre puntualmente tutte le osservazioni pervenute in Regione e tutte le richieste della commissione per l’impatto ambientale. E per farlo l’azienda ha bisogno di tempo, così ha chiesto e ottenuto dalla Regione il congelamento del procedimento per 180 giorni. Un risultato importante per il comitato anti-discarica, che ha ringraziato «tutti coloro che hanno deciso di dedicare un po’ del proprio tempo per informarsi e cercare di contribuire alla salvaguardia del nostro territorio».

E la sospensione del procedimento non concede solo tempo alla Progeco. Lo concede anche al comitato che proseguirà l’opera di sensibilizzazione affinché l’attenzione sul tema rimanga alta. Una sensibilizzazione fatta anche a livello politico ed infatti due rappresentanti del comitato, il presidente Gianni Bertaiola e l’avvocato Pier Paolo Avanzini, hanno già ottenuto udienza dal rieletto sindaco di Valeggio sul Mincio Alessandro Gardoni.
Il primo cittadino si è insediato da pochi giorni, ma ha voluto esprime subito il proprio impegno istituzionale nel contrasto al progetto proposto da Progeco Ambiente. Gardoni ha infatti ribadito sostegno e vicinanza al comitato e ha garantito ai suoi rappresentanti la nomina da parte del Comune di un legale che possa tutelare sul piano giuridico gli interessi legittimi della collettività.

Amianto : Sentenze

Antonio Balestrieri morto per l’amianto: condanna confermata per l’imprenditore svizzero

“I polmoni degli operai si riempivano del liquido pleurico del mesotelioma e morivano ad uno a uno. Poi anche i loro familiari, perché lavavano le tute”. Una sentenza che “conforta un po’, dopo la delusione del primo grado”, commenta il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto

Il magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny è stato riconosciuto colpevole per la morte di Antonio Balestrieri, uno degli operai dello stabilimento Eternit di Bagnoli, a Napoli, deceduto a causa di prolungata esposizione all’amianto.

La corte d’assise di Appello di Napoli ha infatti confermato la condanna a 3 anni e mezzo di carcere inflitta già in primo grado all’imprenditore 76enne per omicidio colposo. “La sentenza ci conforta un po’, dopo la delusione del primo grado, le cui richieste dei pubblici ministeri sono state in gran parte disattese”, commenta l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto che ha reso nota la sentenza.

Operai morti ad uno ad uno, poi anche i loro familiari”

“Il processo – spiega la nota dell’Osservatorio – ha evidenziato come l’uso dell’amianto fosse senza cautele, privo di confinamento e con le maestranze ignare e sprovviste di mezzi di protezione. Sia all’interno dello stabilimento che all’esterno c’era amianto in sacchi di juta privi di chiusura ermetica scaricati dalle navi senza che i lavoratori fossero a conoscenza del rischio. Gli operai si ammalavano di asbestosi, perché avevano i polmoni pieni di polvere, che si riempivano di liquido pleurico, quello del mesotelioma. E così, giorno dopo giorno, i necrologi all’ingresso dello stabilimento, e nelle zone circostanti del quartiere Bagnoli, a Pozzuoli e al Vomero. Così uno ad uno, gli operai sono tutti deceduti, e poi anche i loro familiari, perché lavavano le tute, o perché respiravano le polveri dai capelli e dalla pelle”.

Il processo cosiddetto Eternit Bis è diviso in 4 filoni, scaturiti dalle varie inchieste sull’ex stabilimento. Il primo processo Eternit si è chiuso 10 anni fa con la dichiarazione di avvenuta prescrizione per il reato di disastro ambientale da parte della corte di Cassazione e l’annullamento delle condanne per gli imputati. La sentenza di oggi, rappresenta invece “un ulteriore tassello per assicurare giustizia alle vittime dell’amianto”, secondo Bonanni. Confermata anche la fondatezza della richiesta di risarcimento del danno dell’Osservatorio, costituitosi parte civile con l’avvocata Flora Abate. 

Operaio di Livorno morto per l’esposizione all’amianto: famiglia risarcita per 600.000

L’ex dipendente del Cantiere Orlando è deceduto a 66 anni, un anno dopo l’insorgenza della malattia. Condannato il colosso Fincantieri

LIVORNO. Nel 2015 gli è stata diagnosticata «un’eteroplasia polmonare destra, tipizzata in carcinoma polmonare con cellule squamose». Un anno più tardi, purtroppo, è morto a 66 anni. Quella malattia – secondo il tribunale – l’ha contratta al lavoro, al Cantiere Orlando. Dopo quasi dieci anni dalla tragedia Fincantieri è stata condannata in primo grado dal giudice del lavoro di Livorno a risarcire la moglie e il figlio dell’operaio livornese, assistiti dall’avvocata Antonella Faucci, per 599.510 euro fra danni patrimoniali e non patrimoniali e al pagamento di 12.296 euro di spese di lite, che con gli interessi in realtà salgono a circa 640.000 euro.

L’uomo – come si legge nel dispositivo pubblicato il 25 giugno – aveva lavorato nel Cantiere navale dal 1974 (da quando aveva 24 anni) al 2000, quando è andato in pensione. Fino al 1982 come marinaio ponteggiatore, dall’82 all’84 come carpentiere in ferro, dall’84 all’86 di nuovo come marinaio ponteggiatore e dall’87 al ‘95 in qualità di montatore impianti. La società, nel 1984, era stata rilevata da Fincantieri. In qualità di ponteggiatore «ha lavorato sia a bordo di navi che all’interno dei capannoni – recita la sentenza – sia nella fase di costruzione delle navi che in quella di riparazione. I lavoratori con la qualifica di ponteggiatore, accedevano in modo non occasionale, ma prestabilito ed organizzato, a bordo delle navi in riparazione. L’esposizione si sarebbe quindi verificata durante le attività lavorative sopra descritte. Lui aveva lavorato in precedenza in vetreria, addetto alla produzione (dal 1965 al 1967) e come tubista (periodo dal 1971 al 1974). Sia per quanto riguarda il lavoro in vetreria, che come tubista, è verosimile che abbia avuto contatto con materiali contenenti amianto. Infatti nel passato, l’industria del vetro ha fatto largo uso di materiali contenenti amianto, dalle coibentazioni dei forni a bacino ai materiali di consumo. L’industria del vetro cavo meccanico, così chiamato per distinguerlo dal vetro cavo artistico, faceva uso di tessuti per il rivestimento delle parti di macchine che avevano contatto con il manufatto appena formato, e quindi ad una temperatura tale che qualsiasi contatto con materiali conducenti il calore ne avrebbe provocato il rapi do raffreddamento e quindi la rottura. L’amianto aveva quindi la funzione di termoisolante e di conseguenza veniva interposto tra le parti metalliche e i manufatti di vetro».

26 Giugno

Incidente sul lavoro a Brugherio, operaio si ustiona con una colata di piombo: gravissimo un uomo

Soccorsi in codice rosso mercoledì mattina

Grave incidente sul lavoro mercoledì mattina a Brugherio. Poco dopo le sette, presso la sede della Piomboleghe, in via Eratostene, sono intervenuti i soccorsi del 118 insieme alla polizia locale dopo che un uomo di 62 anni è rimasto gravemente ustionato in seguito a un infortunio sul lavoro.

La chiamata con la richiesta di soccorso è scattata alle 7.04 e la centrale operativa dell’Azienda Regionale Emergenza e Urgenza ha inviato un’ambulanza e un’automedica allertate in codice rosso. Secondo quanto al momento ricostruito, il 62enne avrebbe riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 35% del corpo, colpito da una fuoriuscita di piombo fuso sotto pressione. Il 62enne è stato trasferito in codice rosso all’ospedale San Gerardo di Monza. Sul posto anche una squadra dei vigili del fuoco del Comando di Monza con l’autopompa.

La dinamica dell’incidente sul lavoro è al vaglio degli agenti della polizia locale intervenuti, insieme al personale di Ats e ai carabinieri.

Operaio trovato morto in un capannone: la vittima aveva 49 anni

L’uomo è deceduto nell’azienda dove lavorava a Carinaro

Èstato trovato a terra all’interno del capannone dell’azienda farmaceutica dove lavorava. Così è stata scoperta la morte di un operaio 49enne di Casavatore, deceduto sul posto di lavoro a Carinaro, in provincia di Caserta. Il corpo dell’uomo è stato scoperto ieri pomeriggio. Inutile l’intervento dell’ambulanza del 118. 

Quando i sanitari sono arrivati hanno riscontrato una ferita al capo e il cuore del 49enne che aveva smesso di battere. Non sono ancora chiare le cause del decesso. L’uomo era addetto ai resi e bisognerà approfondire per capire se si sia trattato di un incidente o di un malore, a seguito del quale si sarebbe provocato la ferita alla testa. 

Fa un volo di quasi 200 metri col trattore

L’uomo è precipitato col mezzo agricolo in un dirupo ed è rimasto gravemente ferito

Mattinata di paura e ansia quella vissuta ieri, martedì 25 giugno, a Scena, in Alto Adige, a causa di un infortunio sul lavoro avvenuto intorno alle 9 nei pressi di un maso.

Ad essere coinvolto un uomo alla guida del suo trattore che, per cause in via di chiarimento, ha perso il controllo del suo trattore, precipitando con esso per un pendio di circa 150 metri, finendo poi per schiantarsi al suolo nei presso di un cantiere.

Grave incidente sulla E45, muore operatore del soccorso stradale

Grave incidente sulla 4 corsie direzione Cesena. Perugia, 26 giugno 2024 – La Centrale dei Vigili del Fuoco di Perugia è intervenuta tempestivamente, su richiesta del 118, per un grave incidente stradale avvenuto sulla 4 corsie in direzione Cesena, nei pressi dell’uscita di Sant’Egidio.

Un operatore del soccorso stradale privato, impegnato nelle operazioni di assistenza, è stato investito in pieno da un furgone di un corriere. Nonostante l’immediato intervento dei soccorsi, l’operatore è purtroppo deceduto sul posto a causa delle gravi ferite riportate.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti, oltre ai Vigili del Fuoco, anche il personale di Anas, la Polizia Stradale e il 118 per prestare i primi soccorsi e garantire la sicurezza della zona.

Le autorità competenti stanno effettuando le indagini necessarie per ricostruire la dinamica dell’incidente e accertare le responsabilità.

25 Giugno

Operaio cade, batte la testa e dopo una notte all’ospedale perde la vita

Islam Miah, 34 anni, impiegato della Sait per la coibentazione delle navi ai cantieri di Marghera è caduto da un trabattello a un metro d’altezza. Ricoverato all’Angelo, dopo che aveva perso i sensi, è morto oggi, martedì 25 giugno. Lascia due figli

Islam Miah, 34 anni, operaio della Sait, per la coibentazione delle navi alla Fincantieri di Marghera, ha detto: «Mi sento male», mentre lunedì sera lavorava sopra un trabattello, piccola impalcatura a un’altezza di un metro, poi è caduto a terra e non si è più ripreso. Soccorso e ricoverato all’ospedale di Mestre in serata, è rimasto nel reparto nella notte e verso l’ora di pranzo in tarda mattinata oggi, martedì 25 giugno, ha perso la vita. Miah, poco più che trentenne, è bengalese e lavora da qualche anno alla Sait, dove sono confluiti gli addetti della società precedente, la Isolfin, in appalto per la Fincantieri. Un trauma alla testa, all’origine della caduta, da un’altezza non importante da cui però l’uomo non è riuscito a proteggersi, forse per un colpo di caldo o un malore che l’ha portato a perdere l’equilibrio.

Tragedia a Campofelice di Roccella, operaio cade da un ponteggio e muore

La vittima, Giovanni Terrana, aveva 64 anni. Sul posto sono arrivati i soccorritori del 118, ma i tentativi per rianimare l’uomo sono stati inutili. Aperta un’indagine per accertare eventuali responsabilità

Ancora un incidente mortale sul lavoro. E’ successo questa mattina a Campofelice di Roccella. Un operaio di 64 anni – Giovanni Terrana – è precipitato da un’impalcatura morendo sul colpo. Sul posto sono arrivati i soccorritori del 118, ma i tentativi di rianimarlo sono stati inutili. Non è ancora chiaro se l’operaio sia caduto in seguito a un malore.

L’uomo stava lavorando nel cantiere di un’abitazione privata nei pressi di via Belvedere, in via Imera, quando è precipitato dal ponteggio da un’altezza di circa 4-5 metri. Insieme a Terrana c’erano anche i suoi figli. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri di Cefalù e i tecnici dell’Asp per verificare la regolarità dell’affidamento dei lavori e se siano state rispettate le norme di sicurezza. Le indagini coordinate dalla procura di Termini Imerese. Appena quattro mesi un altro operaio, Mario Cirrincione, era morto a Campofelice durante i lavori di ristrutturazione in contrada Gorgo Lungo.

Marco Torre, il poliziotto morto a 27 anni sul raccordo anulare mentre andava al lavoro

Torre ha impattato contro un’auto che era in corsia di emergenza. La polizia stradale ha acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza. Avviata raccolta fondi

Precipita col trattore e rimane incastrato

Gravemente ferito un agricoltore di Scena, che ha perso il controllo del mezzo agricolo ed è precipitato per 150 metri lungo un pendio. È stato elitrasportato a Bolzano

Nuovo infortunio sul lavoro in Alto Adige, che ha coinvolto un agricoltore. L’incidente in un maso a Scena, intorno alle 9 del mattino di martedì 25 giugno.

L’uomo era alla guida del suo trattore quando, per cause da chiarire, ha perso il controllo del mezzo precipitando lungo un pendio per circa 150 metri.

Ferito in modo grave, è stato portato in elicottero all’ospedale di Bolzano

24 giugno

Operaio muore schiacciato in un cantiere navale ad Ameglia

Stamani in un panificio uomo cade da scala, codice rosso

Un operaio del quale non sono ancora state rese note le generalità è morto oggi in un cantiere navale in località Fiumaretta, nel comune di Ameglia (La Spezia) .

Secondo quanto appreso, l’uomo sarebbe rimasto schiacciato dallo stabilizzatore di una gru con la quale stava movimentando alcune imbarcazioni. Tempestivi ma inutili i soccorsi. Sul posto i Carabinieri.
    E’ il secondo incidente sul lavoro in Liguria oggi: stamattina in un panificio un uomo di circa 50 anni stava lavorando su una scala ed è caduto procurandosi un trauma cranico. E’ stato ricoverato in codice rosso, il più grave, all’ospedale San Martino.

   Aveva 69 anni l’operaio morto oggi a Fiumaretta, una frazione di Ameglia (La Spezia). L’anziano manutentore lavorava da diversi decenni per un’azienda di rimessaggio. Secondo una prima ricostruzione dell’incidente la gru che l’operaio stava manovrando si sarebbe sbilanciata su un fianco e l’uomo non è riuscito a spostarsi in tempo, venendo schiacciato dallo stabilizzatore.

22 giugno

Inferno all’Aluminium, i sei feriti sono tutti lavoratori stranieri

L’esplosione nella fabbrica metallurgica durante la fase di colatura dell’alluminio fuso: gli operai – tre senegalesi, due albanesi e un tunisino – sono stati investiti dalle fiamme, cinque sono in gravi condizioni. Inchiesta per stabilire le cause, i sindacati proclamano lo sciopero 

BOLZANO. L’inferno è durato pochi istanti. Il tempo di un’esplosione inattesa e devastante che, una ventina di minuti dopo la mezzanotte tra giovedì 20 e venerdì 21 giugno ha investito e straziato sei operai dell’Aluminium Bozen, all’interno dello stabilimento di via Toni Ebner, nella Zona Industriale di Bolzano. Tutto è accaduto all’improvviso, durante la fase di colatura e raffreddamento di alluminio fuso in uno stampo: la deflagrazione è stata potentissima, tanto da squarciare letteralmente il capannone sul lato verso via Brida e da far saltare l’elettricità in una vasta area attorno allo stabilimento.

A lanciare l’allarme e a chiedere aiuto è stato quello tra loro che in quel momento ha avuto la fortuna di trovarsi più lontano dall’epicentro della deflagrazione e, per questo, ha subito lesioni meno gravi. I soccorsi sono stati immediati e la scena che si è presentata ai vigili del fuoco permanenti di Bolzano – con i volontari di Bolzano Centro e Oltrisarco – che in breve tempo hanno domato le fiamme, e ai sanitari della Croce Bianca e della Croce Rossa è stata apocalittica.

Nella distruzione totale, a una temperatura che era ancora altissima, quattro dei sei operai giacevano a terra, privi di sensi: investiti in pieno dalle fiamme, presentavano tutti ustioni gravissime al volto e su gran parte del corpo. Le condizioni degli altri due lavoratori, invece, che pur erano feriti e sotto choc, sono parse meno serie. La macchina dell’emergenza s’è attivata immediatamente e, nel giro di pochi minuti, dopo essere stati stabilizzati, cinque degli operai erano già su elicotteri che li hanno trasferiti nei centri grandi ustionati di Verona, Padova, Milano, Bolzano e Murnau am Staffelsee, in Baviera.

Loro sono Mboup Mor-diarra (senegalese di 44 anni), il tunisino Oussama BenyahaiaDjette Aboubacar (senegalese di 25 anni), Diallo Bocar, senegalese, e Hyseni Sokol, albanese di 34 anni. Il più grave e Artan Vila, albanese di 48 anni che sta lottando tra la vita e la morte a Milano. Ha riportato gravissime ustioni al volto e su gran parte del corpo. Sono stati sottoposti a trattamenti d’avanguardia e le prossime ore saranno determinanti: nella migliore delle ipotesi, li attende un lungo e dolorosissimo percorso necessario alla ricostruzione dell’epidermide e del derma distrutti.


Tra le prime ipotesi c’è quella di un accidentale versamento d’acqua sul metallo incandescente e allo stato liquido. Saranno comunque gli accertamenti tecnici che verranno disposti dalla procura, e che saranno svolti in contraddittorio, dopo la nomina di esperti, a fare piena chiarezza. Gli inquirenti potranno contare su elementi determinanti forniti dalle immagini raccolte dalle telecamere nel reparto, posto subito sotto sequestro. Per questo, il procuratore facente funzioni Axel Bisignano ha chiarito, con un comunicato stampa, che «allo stato attuale non vi sono ancora degli indagati, dovendo gli organi accertatori ricostruire le posizioni di garanzia all’interno dello stabilimento sulla base della documentazione aziendale che è stata acquisita ad esito dei primi interventi».

21 Giugno

Incidente sul lavoro, il tetto del capannone cede e precipita da 10 metri: Valerio Salvatore muore a 29 anni

Abitava a Villa Gordiani. Sul caso indagano i carabinieri e la Procura di Velletri che ha aperto una indagine per omicidio colposo

Ancora una morte sul lavoro. Dopo il caso di Satnam Singh, un’altra vittima nel Lazio. Valerio Salvatore, un ragazzo di 29 anni di Roma, è morto cadendo da circa dieci metri di altezza, dal tetto di un’azienda a Campoleone, in provincia di Latina.

Valerio Salvatore lavorava per l’impresa Fazel Impianti come elettricista e operaio e lo scorso venerdì 21 giugno, ed è morto mentre si trovava in una ditta sulla Nettunense, tra Aprilia e Lanuvio. Stava svolgendo lavori per sistemare un cavo elettrico su parte del tetto del capannone che, secondo quanto appreso, presentava delle parti in eternit. A un certo punto, per cause al vaglio di chi indaga, il tetto ha ceduto facendo precipitare il lavoratore 29enne. 

Morto sul lavoro 

Immediato è scattato l’allarme al personale del 118. Nonostante i tentativi di rianimazione, per Valerio Salvatore non c’è stato nulla da fare. Sul posto, oltre i medici, anche i carabinieri di Lanuvio, il personale del servizio prevenzione e sicurezza del lavoro e della Asl. Adesso si indaga per ricostruire la dinamica della tragedia.

La Procura di Velletri, come atto dovuto per svolgere una serie di indagini, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. L’obiettivo sarà quello di verificare le condizioni di sicurezza sul lavoro. La porzione del capannone dove è avvenuto il cedimento, “marcia” vedendo le prime immagini scattate, è stata sequestrata. Ora la famiglia vuole risposte e giustizia.

Operaio muore incastrato tra i rulli di un macchinario nel Mantovano

Aveva 34 anni. Inutile l’intervento dei colleghi

Morire di lavoro.

È successo ancora in Lombardia. Due morti, e tutti di giovane età, nel giro di due giorni. Prima a Lodi, giovedì scorso, dove a perdere la vita era stato Giampaolo Bodini, 18 anni, e oggi a Mantova. La seconda vittima è un 35enne , Mirko Schirolli di Rivarolo Mantovano, schiacciato dal macchinario a cui era addetto all’interno dello stabilimento Sintostamp di Cividale Mantovano, che si occupa di stampaggio di materiale plastico.

La tragedia si è verificata questa mattina poco prima delle 8. Il giovane, prima di cominciare la produzione, doveva pulire con uno straccio i rulli del macchinario. In servizio, in quel momento, c’era un altro collega che si trovava però distante, dall’altra parte del capannone. Schirolli ha cominciato a svolgere la sua mansione. Si sarebbe avvicinato troppo ai due rulli rimanendo impigliato con un braccio. Il macchinario lo ha risucchiato in un baleno senza lasciargli scampo. Il collega non si è accorto di nulla e solo dopo un po’, quando si è avvinato al macchinario, ha trovato Schirolli riverso, ormai senza vita.

Operaio cade dal tetto per 8 metri nel Reggiano, è grave

Infortunio sul lavoro a Correggio, 29enne all’ospedale

Grave infortunio sul lavoro stamattina a Lemizzone di Correggio, nel Reggiano, dove un operaio edile è caduto da un’altezza di circa 8 metri mentre stava effettuando alcune manutenzioni sul tetto di un capannone aziendale.

Subito sono stati allertati i soccorsi.
    L’uomo – un 29enne di origine egiziana, residente in Toscana – è stato portato d’urgenza in elicottero all’ospedale Maggiore di Parma dove si trova ricoverato nel reparto Obi (osservazione breve intensiva) in prognosi riservata, ma al momento non sarebbe giudicato in pericolo di vita.
    Stando a quanto ricostruito dai carabinieri di Bagnolo in Piano e dal personale del servizio prevenzione e sicurezza della medicina del lavoro dell’Ausl, si sarebbe verificato un cedimento che ha portato l’operaio a precipitare al suolo.

20 Giugno

Diciottenne al lavoro muore schiacciato da un mezzo agricolo

Era impegnato in una cascina a Brembio, nel Lodigiano. Malore per un collega che ha assistito alla scena

Un 18enne è morto, stamani, nel crollo di un macchinario che lo ha travolto mentre lavorava in un campo all’interno di una cascina a Brembio, nel Lodigiano.

All’infortunio ha assistito un collega di 20 anni che ha accusato un malore.

Da una prima ricostruzione, la vittima sarebbe rimasta schiacciata dalla caduta di un pesante componente di una macchina agricola. Quando i soccorritori del 118 sono arrivati sul posto il ragazzo era già morto. I tecnici dell’Ats di Lodi, i vigili del fuoco e i carabinieri sono al lavoro per ricostruire l’accaduto. 

La Procura di Lodi ha sequestrato il mezzo agricolo che secondo quanto ricostruito finora, si è rovesciato e ha schiacciato Pierpaolo Bodini, 18 anni. Il ragazzo, che sdraiato stava pulendo il macchinario, è morto sul colpo. L’infortunio è avvenuto nella cascina di un’azienda agricola a Brembio, in provincia di Lodi. Il procuratore Maurizio Romanelli ha intanto disposto che non venga eseguita l’autopsia. I familiari del ragazzo possono quindi organizzare i funerali.

Amianto : Diiscariche

Cittadini e Comune dicono “no” all’amianto nell’ex discarica di Mattie

una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle

MATTIE. Il progetto di riapertura dell’ex discarica consortile di Mattie per ospitare eternit e altri rifiuti contenenti asbesto proprio non piace. Ieri sera una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita nel centro polivalente per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle. E poche ore prima, in mattinata, l’amministrazione appena rieletta della sindaca Marina Pittau aveva già espresso forti critiche all’idea di rimettere in moto il sito di raccolta chiuso qualche anno fa, in seguito all’attivazione del termovalorizzatore di Torino, e da allora al centro di importanti opere di rinaturalizzazione dell’area che domina la piana di Susa: l’ha fatto durante la riunione con Arpa e Città metropolitana per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali che entro il 12 luglio potrebbero dare via libera al progetto in fase preliminare.

L’idea di riaprire il sito di smaltimento che per oltre vent’anni ha raccolto i rifiuti di tutta la Val Susa nasce dall’esigenza di Acsel di finanziare il post-mortem della discarica. Ai tempi della fusione con Arforma (l’allora società di gestione del sito di deponia) l’Acsel ha incamerato un piccolo tesoretto di 4,5 milioni di euro per la gestione futura dell’area oggi ricoperta da terreno vegetale. Ma è inevitabile che i soldi tenuti a bilancio ad hoc non basteranno: si stima che nei prossimi decenni la corretta gestione dell’ex discarica ne costerà quasi venti.

Dove trovare gli altri capitali necessari? L’idea – nata ai tempi dell’approvazione del piano industriale dell’azienda rifiuti nel 2022 – è di incamerare i fondi per lo smaltimento dei materiali edili contenenti amianto destinando l’ex discarica a deposito di questi rifiuti resi inerti per “tombarli” accanto ai rifiuti di Camposordo. Si ipotizza lo stoccaggio, per una decina d’anni, di 10 mila metri cubi l’anno.

La discarica, così, si autofinanzierebbe in vista delle opere di futura gestione ambientale. Un’idea valida sulla carta. Ma quando, nelle settimane scorse, l’apertura delle procedure di valutazione d’impatto per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali ha fatto emergere la portata dell’operazione, a Mattie (e in parte della Valle) la popolazione si è messa in allarme. Come il Comune: tutt’altro che propenso ad accogliere nuovi rifiuti sul proprio territorio.

Nei prossimi giorni i cittadini si troveranno ancora per avanzare osservazioni al progetto e chiedere una proroga al rilascio delle autorizzazioni. Dal canto suo l’amministrazione è in cerca del sostegno, innanzitutto delle amministrazioni dei paesi limitrofi quali Susa e Bussoleno, che sarebbero i primi a condividere i disagi e i possibili rischi ambientali, per fermare la riapertura dell’ex discarica valsusina. E già nel Consiglio di insediamento voterà una delibera per ostacolare il progetto.