Tutti gli articoli di Maurizio Barsella

28 Maggio

Tragedia sul lavoro oggi a Modena: un operaio è morto dopo essere caduto per diversi metri

Un uomo di 44 anni ha perso la vita mentre lavorava in strada Barchetta. Inutili i soccorsi, perché è deceduto sul colpo

Modena, 28 maggio 2024 – Tragedia sul lavoro questa mattina, poco dopo le dieci, in strada Barchetta a Modena: un operaio 44enne originario e residente a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, ha perso la vita cadendo pare dal tetto di un capannone in disuso, alla Madonnina. L’uomo pare si trovasse lì a scopo ispettivo

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, affidata alla polizia di Stato, la copertura del tetto avrebbe ceduto e l’uomo sarebbe caduto dall’alto, da diversi metri, perdendo la vita sul colpo.

Sul posto anche la medicina del lavoro, oltre ad un’ambulanza ed una auto medica del 118. Inutili però i soccorsi, il 44enne era già morto, a seguito dei traumi riportati nella caduta.

Tragedia a Scurelle: trovato morto nel piazzale di un’azienda Natalino Paradisi, 55 anni di Castel Ivano

L’incidente mortale nella serata di ieri, lunedì 27 maggio. Sul luogo dell’incidente sono arrivati i vigili del fuoco della zona, le forze dell’ordine e i tecnici per la sicurezza sul lavoro. A mezzanotte erano ancora in corso gli accertamenti

SCURELLE. Tragedia sul lavoro nella tarda serata di ieri, lunedì 27 maggio, a Scurelle. Un 50enne è stato trovato morto accanto al suo camion nel piazzale di un’azienda che lavora il legno. Dalle prime informazioni sarebbe stato schiacciato da una delle sponde del suo camion. La vittima è Natalino Paradisi, 55 anni di Castel Ivano.

Muratore 65enne muore cadendo da un’impalcatura

Un muratore di 65 anni è morto cadendo dall’impalcatura sulla quale era impegnato ad effettuare dei lavori.

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri a Roggiana Gravina, nel Cosentino.

Le indagini sulla dinamica sono coordinate della Procura della Repubblica di Cosenza. Al momento le ipotesi sono di un malore o della perdita di equilibrio. Sul posto è stata fatta intervenire l’eliambulanza, ma per l’uomo non c’era più niente da fare.





27 Maggio

Morto sul lavoro: operaio di 33 anni schiacciato da un macchinario

L’infortunio fatale alla Fab: inutili i soccorsi. Indagini in corso per capire come sia avvenuta l’ennesima tragedia

Pesaro, 27 maggio 2024 – Un incidente mortale sul lavoro è avvenuto intorno alle 23 alla Fab di Gallo di Petriano, in provincia di Pesaro e Urbino.

Simone Mezzolani, un operaio di 33 anni, ha perso la vita all’interno della fabbrica. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo è rimasto schiacciato da un macchinario, mentre stava facendo manutenzione.

Sono stati chiamati immediatamente i soccorsi, ma è stato vano l’intervento dei sanitari del 118 che sono arrivati poco dopo sul luogo della tragedia, assieme ai carabinieri.

Il 33enne è morto sul colpo. Sul posto anche il personale dell’Ispettorato del lavoro per ricostruire la dinamica e le cause dell’incidente nell’azienda che produce componenti per il distretto del mobile

Si schiantano due camion e un’auto: due morti sul colpo, inferno di fuoco

Due vittime, un’auto in fiamme e strada bloccata. È pesantissimo il bilancio dell’incidente che si è verificato nella mattinata di oggi (lunedì 27 maggio) lungo la Sr 11, al confine tra Sirmione e Peschiera del Garda. Stando a una primissima ricostruzione, due camion si sarebbero scontrati frontalmente. Un impatto devastante, che non ha lasciato scampo ai due conducenti: entrambi sono morti sul colpo.

26 Maggio

Anziano trovato morto, schiacciato dal suo trattore

Nel Salernitano, di lui si erano perse le tracce da un giorno

E’stato trovato morto Pasquale Blancone, il 91enne di Caggiano, in provincia di Salerno, del quale non si avevano notizie dalla mattinata di ieri, sabato 25 maggio.


 Il corpo senza vita del 91enne è stato rinvenuto in località Bosco, zona collinare del piccolo centro del Tanagro.

    Pasquale Blancone é deceduto schiacciato sotto il suo trattore che guidava.

Un morto sul lavoro ogni sei ore. Ma nessuno si indigna

Morti sul lavoro in Italia, oltre 350 nei primi 4 mesi del 2024Muoiono, in media, 3 lavoratori al giorno. Furono quasi 1500 nel 2023.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro il terzo mese del 2024 sono state 145.130 (+0,4% rispetto a marzo 2023), 191 delle quali con esito mortale (-2,6%).

24 Maggio

Operaio di 37 anni morto nel cantiere a Mugnano di Napoli, sequestrata la salma

L’uomo stava lavorando in un cantiere stradale in via Nenni. Sul posto i carabinieri.

Un operaio di 37 anni è morto oggi in un cantiere edile a Mugnano di Napoli, comune dell’area nord dell’hinterland partenopeo. L’uomo, secondo le prime ricostruzioni, stava lavorando in un cantiere stradale in via Nenni, quando, ad un certo punto, si sarebbe sentito male, si sarebbe accasciato al suolo e poco dopo sarebbe deceduto. Non è ancora chiaro cosa sia accaduto. Sul posto sono subito arrivati i carabinieri che hanno avviato le indagini del caso, affiancati da Asl ufficio prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, medico legale e pm di turno della procura di Napoli Nord Aversa che ha disposto il sequestro della salma per la successiva autopsia.

Secondo le prime ricostruzioni, sembra che l’uomo potrebbe essere rimasto vittima di un improvviso arresto cardiocircolatorio. Ma solo gli ulteriori accertamenti clinici potranno chiarire le cause del decesso. La ditta stava effettuando lavori di scavo per la posa di una tubazione. Dai primi accertamenti la vittima pare fosse assunta regolarmente.

23 Maggio

Cade da ponteggio, grave operaio 23enne

Infortunio sul lavoro in un cantiere stradale nell’Aretino

Un operaio 23enne è stato trasportato in codice rosso con l’elisoccorso all’ospedale fiorentino di Careggi in seguito a un incidente sul lavoro avvenuto stamani nell’Aretino.

Da quanto appreso al momento il giovane sarebbe caduto da un ponteggio, da un’altezza di diversi metri, mentre lavorava in un cantiere stradale nei pressi di Pieve Santo Stefano (Arezzo) per un intervento di manutenzione a un cavalcavia lungo la E45.

Amianto : Sentenze

Amianto nelle navi della Marina militare: risarcito un maresciallo siciliano

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di risarcimento del danno moraleesistenzialebiologico, e patrimoniale presentato contro il ministero della Difesa dal maresciallo luogotenente della marina militare Salvatore A. Il 63enne, originario della provincia di Palermo e residente in provincia di Siracusa, ha contratto una asbestosi polmonare per l’esposizione professionale all’amianto. Il militare, che aveva già ottenuto il riconoscimento della causa di servizio, lo status di vittima del dovere e, una liquidazione di 50mila euro, con questa sentenza verrà risarcito con ulteriore importo di 50mila euro

L’uomo aveva prestato servizio nella marina militare italiana per 36 anni, dal 1978 al 2014, in qualità di destinato al servizio di condotta nave presso le basi navali La Maddalena di Roma, Augusta e altre destinazioni. Oltre ad avere svolto le sue mansioni negli arsenali militari di terra, aveva operato per 17 anni e undici mesi a bordo di navi e sommergibili con il ruolo di capo radiotelegrafista. Durante questi anni, Salvatore ha respirato fibre di amianto e polveri 24 ore al giorno. Le fibre di amianto erano presenti nei locali motori, nei corridoi e nei rivestimenti delle condotte di scarico, creando un ambiente estremamente pericoloso per la salute. Nonostante fosse nota da tempo la pericolosità della fibra killer, il maresciallo non era dotato di strumenti di protezione individuale.

Amianto : Discariche

Dodicimila no alla discarica di amianto. Il Comitato va in Regione

Una delegazione è andata a Palazzo Ferro Fini: a Ca’ Balestra il territorio è vulnerabile per la presenza delle falde idriche

Il comitato anti discarica in treno verso Venezia, dove hanno consegnato in Regione le quasi 12mila firme raccolte

Il territorio dice no alla discarica di amianto a Ca’ Balestra, tra Valeggio e Villafranca. Lo dimostrano 11.758 firme (9.040 cartacee, 2.758 online) consegnate martedì dalla delegazione del Comitato anti discarica a Palazzo Ferro Fini, sede della Regione.

I rappresentanti del comitato sono andati a Venezia in treno. Quattro esponenti, tra cui i portavoce, Gianni Bertaiola e Tatiana Facincani, hanno incontrato alcuni consiglieri regionali. Tra questi alcuni di quelli che avevano sostenuto la mozione di tutela delle falde acquifere (Valdegamberi, Andreoli, Baldin, Bigon, Guarda, Ostanel, Polato, Rigo e Sponda).

La mozione chiede di tornare al Piano rifiuti 2015, annullando in autotutela la deroga introdotta nel 2022 dalla giunta regionale, che permette di realizzare discariche anche in zone vulnerabili. Secondo i firmatari della mozione, la giunta sarebbe andata oltre le sue competenze, inserendo una modifica sostanziale che andava votata in consiglio. «La deroga introdotta», sostiene Bertaiola, «mette doppiamente a rischio il nostro territorio, non solo per la sua vulnerabilità idrogeologica, ma anche perché impatta su una zona dove l’economia gira attorno all’agricoltura, all’enogastronomia e al turismo». Per il comitato e per gli estensori della mozione nel Piano rifiuti del 2015 c’era attenzione maggiore alle zone di ricarica degli acquiferi. «Ora la norma permette di realizzare una discarica di amianto», afferma Bertaiola, che ricorda come vi siano tanti paesi in condizioni simili di fragilità, «in una cava dove, con le variazioni della piovosità, la falda sarà molto più vicina dei previsti quattro metri e i rischi d’inquinamento aumenteranno. Non bisogna dimenticare che c’è solo un setto che separa la cava dalla discarica di rifiuti solidi di Ca’ Baldassarre che tuttora, dopo quarant’anni, dà problemi come la produzione di percolato. Quindi il territorio ha già dato molto alla

comunità regionale».

Sulla stessa falsariga Tatiana Facincani: «Va ripristinata la versione originale del Piano a tutela dei Comuni in cui sussistono aree vulnerabili, che assieme configurano la seconda falda acquifera più grande d’Europa». D’accordo anche il consigliere regionale di centrosinistra Arturo Lorenzoni: «Il presidente Luca Zaia non può far finta di nulla di fronte alle quasi dodicimila firme protocollate. L’impianto potrebbe avere conseguenze nefaste e i rischi per la salute pubblica sono reali». La discussione della mozione è poi stata rinviata.

22 Maggio

Incidente sul lavoro a Napoli, morto un operaio di 63 anni nel cantiere della metro

La tragedia si è verificato in zona Capodichino. Altre due persone sono rimaste ferite e sono state ricoverate in prognosi riservata. All’origine dell’incidente ci sarebbe stato un guasto ai freni che avrebbe fatto perdere il controllo di un locomotore che stava trasportando un carrello

Un incidente sul lavoro si è verificato in un cantiere della metropolitana di Napoli, in zona Capodichino. Il bilancio è di un morto, un operaio di 63 anni, e due feriti in prognosi riservata. La tragedia è avvenuta durante i lavori per la nuova metro tra Capodichino e Poggioreale. La causa, secondo quanto detto dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, sarebbe stata un guasto ai freni che avrebbe fatto perdere il controllo di “un locomotore che stava trasportando un carrello”. Sul posto la polizia e i vigili del fuoco.

Chi sono gli operai feriti e la vittima

L’operaio morto nel cantiere della metropolitana di Napoli si chiamava Antonio Russo ed era di Giugliano in Campania: sarebbe dovuto andare in pensione a settembre ed era un carpentiere esperto, conosciuto da tutti, storico iscritto alla Cisl. I feriti sono Michele Pannone, un operaio di 54 anni che ha riportato un trauma cranico ed è incosciente, e Salvatore Agliottone di 59 anni, sotto shock, che ha riportato una contusione a una gamba. Il primo è stato ricoverato all’Ospedale del mare in codice rosso, il secondo è al Cardarelli e anche lui è in codice rosso. Tutti e tre lavorano per la Sinergo, società che sta realizzando la metro di Capodichino. Sono anche iscritti alla Filca Cisl Napoli e i colleghi hanno sottolineato che “non si sono inventati il loro lavoro dalla sera alla mattina”. Agliottone avrebbe delle costole fratturate, Pannone sarebbe in condizioni più gravi. Davanti al cantiere nella zona di Capodichino, dopo la notizia dell’incidente, sono arrivati alcuni parenti degli operai. Una giovane donna, imparentata con la vittima, è svenuta. Sul posto ci sono anche i colleghi dei tre lavoratori oltre alla polizia ed ai vigili del fuoco.

La ricostruzione dell’incidente

Secondo una primissima ricostruzione appresa dalla Filca Cisl Napoli, l’incidente nel cantiere della metro di Capodichino sarebbe stato causato da un malfunzionamento del treno che stava portando i tre operai nel tunnel. Fonti del Comune parlano di un carrello fuori controllo il cui impatto ha provocato la morte del 63enne e il ferimento degli altri due. Tuttavia, la dinamica precisa è in corso di accertamento da parte delle autorità. Da quanto ha riferito al Comune dalla direzione dei lavori della Concessionaria, l’incidente è avvenuto in galleria all’altezza dell’imbocco per Poggioreale. Non c’è stata alcuna esplosione. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sta seguendo personalmente la vicenda. “Forse c’è stato un guasto ai freni” all’origine dell’incidente nel cantiere della metro di Napoli ha detto il Primo Cittadino aggiungendo che forse per questo motivo si sarebbe perso il controllo di “un locomotore che stava trasportando un carrello”. “C’erano a bordo – ha spiegato Manfredi – tre operai: uno si è lanciato e quindi ha riportato solo delle escoriazioni, due invece sono rimasti a bordo e si sono schiantati contro la parete. Uno è deceduto, l’altro invece è ferito gravemente”.





metro Napoli e zona incidente

cantiere metro Capodichino

Amianto : Discariche

Camminata, concerto e sensibilizzazione contro i progetti di discarica di amianto

Il comitato Difesa Territorio Quaderni Valeggio ha incontrato anche gli studenti del liceo Medi di Villafranca. E il Wwf scaligero sostiene alternative alle discariche per lo smaltimento dell’amianto

Il territorio veronese continua a manifestare la propria contrarietà contro l’attivazione di discariche di amianto.

Tre i progetti localizzati nel raggio di una ventina di chilometri, due nella provincia scaligera e una nel Mantovano. I due progetti del Veronese sono stati presentati alla Regione Veneto, a cui spetta il compito di autorizzarli o respingerli. Il primo progetto presentato è quello di Caluri di Villafranca, mentre l’altro è a Valeggio sul Mincio, al confine con la località di Quaderni di Villafranca. La discarica del Mantovano interessa infine il territorio comunale di Marmirolo, in zona Pozzolo, a pochi chilometri da Quaderni.

Cittadini, associazioni e comitati sia veronesi che mantovani si sono uniti per ottenere dalle rispettive Regioni un parere negativo nei confronti dei tre progetti. E un primo risultato è stato ottenuto per la discarica di amianto di Caluri, la cui ditta proponente (Tecnoinerti) ha preso tempo per perfezionare il progetto. La sua richiesta è stata dunque sospesa per sei mesi e se ne riparlerà dunque ad ottobre

Per il progetto di discarica di Valeggio, sono state presentate centinaia di osservazioni contrarie. Osservazioni che sono state ribadite anche durante il sopralluogo della commissione incaricata di valutare l’impatto ambientale del progetto.
Per il Wwf Veronese la discarica «è dimensionata per quasi il 50% in più delle necessità venete» e presenterebbe «tempistiche incoerenti e pericolose per la chiusura dei lotti che rimarranno esposti alle intemperie per due anni prima della copertura definitiva».
A proporre il progetto è l’azienda Progeco Ambiente, convinta che il conferimento in discarica sia l’unica maniera affidabile per smaltire l’amianto. «Ma non è così – ha replicato il Wwf scaligero – Da anni esistono sistemi di inertizzazione con varie metodologie, ma proseguono ricerche scientifiche che offrono nuove prospettive, studi universitari in collaborazione con enti territoriali e aziende, e brevetti esteri ed italiani. Inolter, all’interno del progetto non c’è alcun cenno sull’inquinamento apportato all’ambiente relativamente alle plastiche utilizzate. E questo aspetto non è affatto secondario. Gli involucri di plastica verranno interrati su strati e strati di materiali plastici e il tempo di deterioramento delle plastiche non è facilmente determinabile, dato che dipende da vari fattori, tuttavia vi è l’evidenza scientifica che batteri, funghi e microrganismi operano nel tempo un’azione di degradamento. E in questo specifico caso, una volta degradate le plastiche di contenimento e di impermeabilizzazione, l’amianto sotterrato, che non si degrada e mantiene la sua pericolosità per sempre, è destinato a finire nel terreno e nella falda».

Amianto: Esposti

Franco Di Mare, morto a 68 anni il giornalista Rai: l’annuncio della malattia un mese fa a Che tempo che fa

L’avvocato di Franco di Mare: “Cosa chiediamo alla Rai ora che lui è morto”. E sull’amianto lancia un appello

parla l’avvocato Bonanni: “Ecco come reagì pochi mesi fa al convegno sul mesotelioma killer, e lui era già malato”. Amianto? “Ecco qual è l’unica arma che ha il Gooverno”

Un uomo garbato, gentile e allo stesso tempo forte. Il 23 novembre 2023 moderò un convegno sull’amianto alla Regione Lazio rimanendo imperturbabile anche quando i relatori dicevano che dal mesotelioma non si può tornare indietro». Franco di Mare era lì, al tavolo dell’incontro organizzato dall’Osservatorio nazionale amianto. E continuò a moderare con apparente serenità.

La testimonianza è dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente di Ona, esperienza pluridecennale contro questa piaga che ancora oggi miete migliaia di vittime.

«Sono 7mila solo nel 2023 – dice Bonanni a Tiscali – più di 10 mila ammalati. L’indice di mortalità entro i primi 5 anni è del 93%, l’indice di sopravvivenza è di pochi mesi tranne rare eccezioni».

Una malattia, il mesotelioma pleurico, che non lascia scampo.

L’incontro negli studi Rai

«Ho conosciuto Franco Di Mare nel 2006 – ricorda l’avvocato – quando mi invitò a parlare di amianto nella sua trasmissione. Erano in pochi a farlo in quel periodo. Quando ha scoperto di essere ammalato, ha provato in un primo momento a definire in modo conciliativo con la Rai, ma gli sono state sbattute le porte in faccia, e allora si è rivolto al mio studio».

Sull’origine della contaminazione della “dose killer” Bonanni non ha dubbi: «La sua esperienza come inviato nei Balcani fa individuare il nesso di causalità: ha respirato un cocktail di metalli pesanti e radiazioni. Come avvocato ho messo in mora la Rai per ottenere lo stato di servizio e il risarcimento. Adesso che Franco è venuto a mancare sono in attesa delle determinazioni della sua famiglia».

Al governo: “Bonifiche subito”

Benché la legge per la messa a bando dell’amianto risalga al 1992, ancora oggi non si fa abbastanza: «Il numero dei casi è in aumento, siamo vicini al picco, ma molte diagnosi sfuggono perchè sono stati indeboliti anche i Cor regionali (Centri operativi regionali con compiti di sorveglianza sanitaria, Ada)».

È un appello al governo quello che rivolge l’avvocato di Ona: «Che l’amianto e soprattutto la bonifica tornino nell’agenda di governo. Solo così si può vincere la battaglia».