Lorica (CS) un tecnico di 58 anni ha perso la vita travolto da una cabina di un impianto sciistico mentre si accingeva a fare operazioni di manutenzione.
Pavia di Udine(UD) uno studente di 18 anni ha la vita durante uno stage lavoro scuola all’interno di un capannone industriale .una trave di acciaio sganciatasi da una gru lo ha travolto uccidendolo
Pomezia(Roma) un operaio di 64 anni ha perso la vita cadendo dal tetto di una cella frigorifera alta 5 metri.
Termini Imerese(PA) operaio di 57 anni ha perso la vita folgorato,durante i lavori per la realizzazione di una villetta,fatalmente la pala del suo escavatore toccava i cavi del alta tensione.
Randazzo (CT) operaio della forestale di 61 ha perso la vita a causa del cedimento del terreno mentre stava riparando una apparecchiatura.
Ieri in un operaio di 63 anni è morto sul lavoro a Novate Milanese dopo essere stato schiacciato da una benna di un escavatore. Dall’inizio del 2022 sono morti 11 lavoratori.
In Italia non si muore solo di covid, esiste una strage infinita di operai e lavoratori completamente ignorati dal governo e dalle istituzioni compresi i sindacati.
A parte le ipocrite frasi di circostanza di politici, sindacalisti e istituzioni nulla è stato fatto di concreto per fermare questa mattanza. Il profitto viene prima da tutto. Il governo non si assolve dalle sue responsabilità con qualche ispettore in più.
Ricordiamo che solo pochi giorni fa all’indomani della tragedia a Torino, dove il crollo delle due gru in un cantiere edile ha provocato tre morti e tre feriti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiamava l’attenzione sulle tante, troppe morti che accadono sui luoghi di lavoro, come anche il Papa, ma ogni giorno gli operai continuano a lavorare senza dispositivi di protezione individuali e collettivi, senza sicurezza sui luoghi di lavoro e a morire per arricchire i ,loro padroni.
Oggi le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, ma anche alcuni sindacati falsamente di base, invece di preoccuparsi di difendere gli interessi dei lavoratori, a cominciare dalla sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita sono più preoccupati ad aumentare le competitività delle aziende e il PIL, vendendo la classe operaia in cambio di privilegi o “trenta denari”.
Di lavoro in Italia si muore quasi quanto di covid, sono state più di 1400 le vittime 2021 e decine di miglia i morti per malattie professionali. Oggi si continua a morire nei cantieri, nei campi, in fabbrica, per le strade. Il lavoro e diventato sempre più precario e il lavoratore ricattato, grazie ai contratti che i sindacati filo padronali firmano concedendo mano libera allo sfruttamento padronale.
L’Italia è ormai diventa una Repubblica fondata sui morti sul lavoro.
Le morti sul lavoro non sono mai fatalità, “morti bianche” o incidenti, ma omicidi.
Quasi sempre si muore perché qualcuno ha risparmiato sulla sicurezza; ha chiuso un occhio o tutti e due sulle misure da adottare per avere macchinari e strutture efficienti ed evitare incidenti, risparmiando sulla formazione dei dipendenti. In particolare oggi nell’edilizia con i lavori del superbonus.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio,
Era facile giocà da ragazzino…”. L’ultimo post di Piero sui social è il giorno prima della fine. “Majetta e carzoncini tutti logorati, ‘na madre poi ch’ogni vorta che s’arrabbiava, senza pensacce troppo piava e te menava”. L’infanzia è come un filo rosso che attraversa tutta la vita di Piero Perruzza, morto a 52 anni perchè caduto dal ponteggio al settimo piano in un cantiere edile di via Merulana, nel centro di Roma. Un altro ‘pasticciaccio brutto de via Merulana’. Sarà per quel viso da bambino tondo e sorridente, sarà per i messaggi delle persone più care, il ritratto di una persona buona. “Sei stata come uno zio per me – scrive Federica sotto una foto di Piero che la tiene in braccio appena nata -. Ci mancherà l’uomo più buono del buono, mi mancherà sentirmi chiamata ‘scrocchiazzeppi’. Quando da piccola salivo sulla tua schiena per fare i tuffi nel mare, anche se ti stancava non dicevi mai no. Ciao zio Piero”. Le immagini dell’allegria a tavola, nelle feste, negli occhi.
Due anni fa, era estate, Daniele in un angolo di Venezia lo conoscevano tutti. Lavorava al rifacimento di un pontile, ogni giorno da solo sotto il sole. La canottiera e i tatuaggi. Un blog della città lo aveva ‘adottato’, soprannominandolo ‘Icio canotta’. I pontili e il mare sono sempre stati il regno di Daniele Zacchetti, carpentiere specializzato nella ditta di ristrutturazioni che lo mandava in giro per l’Italia da oltre trent’anni. E’ morto sul lavoro al porto vecchio di Trieste, colpito dal braccio di una gru. Faceva freddo e non era in canottiera, ma chi lo racconta associa sempre il ricordo al sole e al mare: “Daniele sopportava le giornate più calde – dice un collega – soprattutto quando lavorava nei porti. Se poteva si gettava in acqua per un tuffo rigenerante. Non amava l’inverno, attendeva sempre l’arrivo della primavera. Amava l’acqua e l’allegria”.