Archivi categoria: Sentenze

Amianto : Sentenze

Firenze, operaio si ammala per amianto ma è costretto a lavorare per anni: ora il tribunale obbliga l’Inps a mandarlo in pensione

La sentenza permetterà all’uomo di anticipare il pensionamento per curarsi. È stato dimostrato che l’esposizione è avvenuta nelle centrali geotermiche dove prestava servizio

Il Tribunale di Firenze ha condannato l’Inps a concedere a un operaio senese, impiegato come addetto agli impianti di manutenzione Enel di Castel del Piano, in provincia di Grosseto, i benefici amianto che gli consentiranno di andare in pensione prima del tempo previsto perché ha contratto una patologia legata all’esposizione ad amianto.

La legge prevede che chi è stato esposto all’asbesto durante la via lavorativa e abbia contratto una qualsiasi patologia legata all’amianto possa andare in pensione prima del tempo, secondo un calcolo stabilito.

Amianto: Ferrovie dello Stato

Esposizione all’amianto durante il lavoro, ex dipendente Ferrovie ottiene maxi risarcimento

Il caso del cittadino di San Prisco apre la strada a una maggiore tutela e giustizia per i lavoratori esposti alle fibre di amianto”

Un dipendente di San Prisco, C.A., che ha lavorato per le Ferrovie dello Stato dal 1970 al 1993 in qualità di capo reparto e capo tecnico, si è trovato di fronte a un rifiuto da parte dell’Inps per la ricostruzione della sua pensione. Questa pensione, accumulata come prepensionamento volontario, gli è stata negata a causa dell’esposizione alle fibre di amianto, considerata dannosa per la salute secondo la legge.

Non volendo accettare questa decisione ingiusta, C.A. ha deciso di agire legalmente e si è rivolto all’avvocato Domenico Carozza per ottenere giustizia. Insieme, hanno presentato una denuncia presso la Corte dei Conti di Napoli, richiedendo una revisione del caso. La Corte dei Conti ha preso in considerazione una consulenza tecnica fornita dal C.M.L. (Centro Militare di Medicina Legale) presso il Ministero della Difesa, una sezione specializzata presso la Corte dei Conti.

Basandosi sulla consulenza tecnica, la Corte dei Conti ha ritenuto che C.A. avesse subito un’esposizione “qualificata” all’amianto durante il suo lavoro, confermando il rischio per la sua salute. Di conseguenza, l’INPS è stato condannato a ricostruire la sua pensione nel rispetto delle percentuali previste dalla legge. Ciò significa che a C.A. saranno corrisposte le differenze retributive derivanti da questa riliquidazione, permettendogli di ottenere ciò che gli spetta

Amianto :Sentenze

Pompiere ucciso dall’amianto della tuta: lo stato risarcirà la famiglia

L’amianto contenuto nell’attrezzatura dei vigili del fuoco dal 1967 al 1992 ha causato numerose vittime per cancro. L’uomo è morto nel 2008 dopo 30 anni di carriera

Era un pompiere, era l’orgoglio della sua famiglia. Dal 1967, per quasi 30 anni, aveva portato una divisa che lo faceva sentire un supereroe. Salvava vite, contrastava le emergenze: per quella tuta ha dato tutto, e ignorava che l’amianto della sua divisa ignifuga lo avrebbe portato alla morte. Nel 2008, dopo quasi 30 anni di carriera, è deceduto per cancro. Giovedì gli eredi, dopo quasi sette anni di battaglia legale, hanno vinto il ricorso al Tar della Lombardia e riceveranno un «equo indennizzo».

I giudici del Tar hanno dichiarato che il cancro, scoperto nel 2006 per alcune difficoltà respiratorie, sia stato conseguenza diretta del contatto con le polveri di amianto sprigionate dalle divise ignifughe durante lo spegnimento dei tanti incendi che l’uomo ha contrastato. Se lo è portato via un mesotelioma pleurico, lo stesso male che ha ucciso almeno 58 pompieri in tutta Italia dal 1993 a oggi.

Una strage dimenticata causata dagli indumenti che avrebbero dovuto proteggere questi uomini. Dal 1967 la fibra di amianto è stata largamente utilizzata nei guanti e nei mantelli dei pompieri. Nel 1986 il ministero dell’interno ha iniziato a sostituire i materiali fino a vietare del tutto l’utilizzo dell’amianto nel 1992.

Il Tar della Lombardia ha dato ragione agli eredi, obbligando il ministero dell’Interno ha indennizzare la famiglia con una sentenza in linea con quelle pregresse. La prima vittoria è andata a segno nel 2010. Dopo la morte di un ex vigile del fuoco spezzino di 72 anni, causata dal mesotelioma, il tribunale di Genova ha obbligato lo stato a risarcire 600mila euro.

Amianto:Sentenze

Morto per amianto in navi Marina, risarciti familiari

Il militare di Augusta aveva 68 anni. Corte d’appello di Catania conferma condanna dei ministeri

CATANIA – La Corte di appello di Catania ha confermato la sentenza di condanna dei ministeri della Difesa e dell’Interno a riconoscere vittima del dovere il motorista navale Salvatore Arcieri. Arcieri, di Augusta, in provincia di Siracusa, si è arruolato nel 1957 all’età di 16 anni in Marina dove ha svolto servizio per 6 anni, si è imbarcato sulle navi “Mitilo”, “Chimera” e “Vittorio Veneto” per più di 15 mesi. Il motorista è morto nel 2009 all’età di 68 anni a causa di un mesotelioma pleurico per l’esposizione ad amianto, con il quale è stato a contatto negli anni di servizio presso la marina militare.

Amianto, condannati per omicidio colposo gli ex manager della Montefibre di Verbania

Al termine del processo-ter, la Corte d’Appello di Torino ha condannato per omicidio colposo Giorgio MazzantiBruno Quaglieri e Gianluigi Poletti, gli ex manager della Montefibre (azienda chimica del gruppo Montedison fallita nel 2018) imputati per le morti da amianto nello stabilimento di Verbania. Riconosciute le attenuanti generiche, i giudici hanno inflitto un anno di carcere a Mazzanti, ritenuto responsabile di cinque decessi, e 11 mesi ciascuno a Quaglieri e Poletti, condannati solo per quattro di questi: tutti e tre sono incensurati e perciò beneficeranno della sospensione condizionale della pena, che non dovranno scontare. Dichiarate prescritte, invece, le accuse di omicidio nei confronti di altre sette persone. Estinti anche i reati contestati a Luigi Ceriani e Carlo Vannini, gli altri due imputati originari, nel frattempo deceduti.

Amianto :Sentenze

Amianto a Ravenna, per i giudici non lo respirò: “Ma ora ho un mesotelioma”

La storia di Bruno Gulminelli: la Corte d’Appello gli impose di restituire all’Inps i benefici previsti dalla legge

Ravenna, 26 aprile 2023 – Nel 2003 l’allora giudice del lavoro Roberto Riverso riconobbe a Bruno Gulminelli, già dipendente della Philips Carbon Black, e ad altri dieci colleghi di lavoro, i benefici economici, sotto il profilo della rivalutazione della pensione, a fronte di una esposizione all’amianto per oltre dieci anni, come prevedeva l’innovativa legge del 1992 con cui in Italia era stato messo al bando il micidiale minerale. Ma quella sentenza venne fatta a pezzi dalla Corte d’appello sulla base dell’asserzione, sostenuta dal consulente d’ufficio, che non c’era prova che quei lavoratori della Philips Carbon Black fossero mai stati a contatto con fibre di amianto.

28 aprile 2023: Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto

Amianto :Sentenze

Morto per l’amianto sulle navi della Marina, il Tribunale nega il risarcimento alle due figlie. “È un’ingiustizia profonda, faremo ricorso”

Sono orgogliosa di aver proceduto nei confronti del ministero della Difesa per rendere giustizia a mio papà. Nostra madre ha ottenuto un risarcimento, ma non abbiamo vinto alla lotteria, né al gratta e vinci. Perché mio papà è morto e io vorrei che lui fosse ancora qui con noi, che facesse il nonno. Avrei ancora un sacco di cose da chiedergli e non posso più farlo. Abbiamo ottenuto una mezza vittoria legale, ma tutti noi abbiamo subito una perdita umana, affettiva e morale enorme”. Francesca, che vive a Schio, come la mamma e la sorella Elisa, è figlia del motorista navale Federico Tisato, morto nel 2016 all’età di 67 anni per un mesotelioma pleurico causato dall’aspirazione di fibre d’amianto, risalente all’epoca in cui era imbarcato su due navi della Marina Militare italiana. Il Tribunale di Vicenza ha riconosciuto soltanto alla vedova un risarcimento di 400mila euro e un vitalizio di circa 1.900 euro al mese, visto che al marito è stato riconosciuto lo status di vittima del dovereNessun assegno invece alle due figlie, perché, quando il padre si ammalò e morì nel giro di due anni, erano già maggiorenni e autosufficienti.

Amianto:Sentenze

Amianto: Codacons,Cassazione accoglie ricorso per tumore laringe

Cub, introdurre il reato di ‘omicidio sul lavoro’

(ANSA) – MILANO, 14 APR – Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia ha condannato li ex datori di lavoro di un dipendente per un tumore alla laringe dovuto dall’esposizione durante l’attività lavorativa all’amianto, presente sul luogo di lavoro.


    La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore riconoscendo un rendita per aver contratto tale malattia professionale.

Lo rende noto, in un comunicato, il Codacons.
    Il lavoratore deceduto nel 2019 a 68 anni, aveva prestato servizio in uno stabilimento in cui era stata accertata la presenza di amianto dal 1971 al 2006. “La sentenza – sottolinea l’associazione – è di grande importanza soprattutto dal punto di vista del nesso di causalità, in quanto i giudici nonostante la presenza di altre possibili cause (il lavoratore era un fumatore) hanno ritenuto che fosse dimostrato il fatto che il tumore alla laringe potesse essere stato causato dall’esposizione all’amianto, riconoscendo quindi il giusto risarcimento”.
    Sul problema dell’amianto prende posizione anche la Confederazione unitaria di base (Cub) che “condanna le condizioni in cui ancora troppi si trovano a subire quotidianamente sul luogo di lavoro”. “La sicurezza e la tutela sui luoghi di lavoro, che causano malattie o incidenti a volte fatali e invalidanti, e la denuncia di quanto non viene fatto, nella pratica e a livello legislativo, sono fondamentali” afferma il sindacato che torna a chiedere l’introduzione del reato di “omicidio sul lavoro”. (ANSA).

Esposizione all’amianto: il Tribunale di Ascoli Piceno condanna l’INPS al prepensionamento di due operai della Sgl Carbon spa

Il Tribunale di Ascoli Piceno, in due sentenze ha condannato l’INPS a concedere a due ex lavoratori della Sgl Carbon di Ascoli Piceno, il prepensionamento per esposizione all’amianto. Sentenze gemelle con le quali i giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

La storia è quella di M.A. e di G.M.C., queste le iniziali dei due lavoratori, ma potrebbe essere quella di tanti altri operai che hanno lavorato per anni a contatto con l’asbesto e che si sono poi ammalati. Ad entrambi i medici hanno diagnosticato placche pleuriche, patologia asbesto correlata riconosciuta dall’INAIL, lesioni di natura cicatriziale spesso sottovalutate ma che possono evolvere in una neoplasia.
L’INPS aveva riconosciuto un tempo minore di esposizione all’amianto che non avrebbe consentito ai due operai di raggiungere il numero di settimane previste per la pensione. Bonanni ha dimostrato che i due manovali avevano lavorato per la Sgl Carbon spa per anni, con le stesse mansioni, nello stesso ambiente di lavoro e senza che il sito fosse stato oggetto di bonifica.

Amianto : Sentenze

Due ex operai della Sgl Carbon vincono la battaglia con l’Inps: «Hanno lavorato a contatto con l’amianto, possono andare in prepensionamento»

ASCOLI – Due ex lavoratori della Sgl Carbon di Ascoli potranno andare in prepensionamento per esposizione all’amianto. Lo ha deciso il tribunale di Ascoli con due sentenze gemelle che hanno condannato l’Inps a concedere il prepensionamento a M.A. e G.M.C., dipendenti dello stabilimento che per anni hanno lavorato a contatto con l’asbesto e che poi si sono ammalati. 

L’Inps però aveva riconosciuto un tempo minore di esposizione all’amianto che non avrebbe consentito ai due operai di raggiungere il numero di settimane previste per la pensione, mentre i giudici  hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. Il legale ha dimostrato che i due manovali avevano lavorato per la Sgl Carbon spa per anni, con le stesse mansioni, nello stesso ambiente di lavoro e senza che il sito fosse stato oggetto di bonifica.

Ad entrambi i medici hanno diagnosticato placche pleuriche, patologia asbesto correlata riconosciuta dall’Inail, lesioni di natura cicatriziale spesso sottovalutate ma che possono evolvere in una neoplasia.

Amianto: Sentenze

Lavorare a contatto con l’amianto, la protesta di Calogero Vicario

Vicario, insieme con altri colleghi, aveva ottenuto i benefici amianto e quindi il prepensionamento. Diritti negati in Appello. Ora la loro battaglia è in mano ai giudici ermellini

Conto alla rovescia per l’udienza in Cassazione della vicenda relativa all’ex metalmeccanico siciliano Calogero Vicario che, ironia della sorte, cadrà proprio il 28 aprile, data della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

La storia di Calogero è quella di tanti, troppi operai che pensavano di aver trovato un lavoro dignitoso per mantenere le loro famiglie e si sono trovati a combattere contro un mostro.

Adesso ha 61 anni e i bronchi pieni di amianto che respirava nelle Industrie meccaniche siciliane dove ha lavorato per tanto tempo. Quattro o cinque volte l’anno combatte con brutte bronchiti e ha un deficit respiratorio del 38%. Qualsiasi piccolo sforzo lo affatica moltissimo e deve sempre portare con sé un broncodilatatore.

Negli ultimi mesi si è sottoposto a una Tac che ha, purtroppo, portato alla luce diversi noduli, ed è quindi sotto stretta sorveglianza sanitaria. Ricorda sempre che almeno 20 suoi colleghi sono venuti a mancare in questi anni a causa dell’amianto. Così come in tutte le fabbriche in cui veniva usato il minerale killer.

Vicario, che per protesta da più di mille giorni non taglia i capelli e la barba, che ha raggiunto i 25 centimetri di lunghezza, aveva ottenuto, insieme con altri 9 colleghi, i benefici amianto e quindi il prepensionamento. Diritti negati in Appello. Ora la loro battaglia è in mano ai giudici ermellini che decideranno sulle loro vite.

Amianto :Sentenze

Amianto nei cieli: aviere di Milano riconosciuto vittima del dovere

Amianto nell’aviazione civile e militare. Un settore quello della navigazione aerea che si è caratterizzato per l’uso di questi minerali fibrosi. Il caso di un aviere di Milano deceduto a causa dell’amianto. La Corte di Appello di Milano, con la recentissima sentenza del 6 marzo 2023, ha accertato che Fabio Fabretti è deceduto per mesotelioma, che è stato causato dal periodo di esposizione da amianto quando era in servizio nell’Aeronautica militare. La Corte di Milano è giunta a queste conclusioni sulla base di una perizia particolareggiata, dalla quale è emerso l’uso dell’amianto nell’aviazione militare. Si tratta di una sentenza storica, quella della Corte di Appello di Milano, perché ha condannato il ministero della Difesa a riconoscere Fabretti come vittima del dovere e ha liquidato alla vedova le relative prestazioni previdenziali.

Questa sentenza della Corte di Appello di Milano segue di poco quella della Corte di Cassazione, sezione Lavoro, n.35228 del 2022, che accorda il risarcimento integrale per mesotelioma da amianto in un dipendente dell’Atitech spa. Il provvedimento degli ermellini è importante perché reso in favore di un dipendente deceduto per mesotelioma dopo aver lavorato presso l’aeroporto di Capodichino (Napoli). La vicenda di Fabretti ribalta la decisione del tribunale di Pavia, che aveva rigettato per carenza di prova. Il militare è morto nel 2012, a soli 67 anni, a Rozzano (Mi), per mesotelioma pleurico causato dall’amianto respirato durante la sua attività al servizio dello Stato. L’aviere, dopo l’addestramento a Cuneo, fu assegnato alla Prima Aerobrigata di Padova. Poi fu trasferito alla base operativa missilistica di Cordovado, dove si è occupato dell’area lancio dei missili. Lavorava accanto ai militari americani della Nato, distaccati nella vicina base di Vicenza.

Sentenza amianto R.F.I. 15-03-2023