Archivi categoria: Sentenze

Amianto :Sentenze

Amianto a Ravenna, per i giudici non lo respirò: “Ma ora ho un mesotelioma”

La storia di Bruno Gulminelli: la Corte d’Appello gli impose di restituire all’Inps i benefici previsti dalla legge

Ravenna, 26 aprile 2023 – Nel 2003 l’allora giudice del lavoro Roberto Riverso riconobbe a Bruno Gulminelli, già dipendente della Philips Carbon Black, e ad altri dieci colleghi di lavoro, i benefici economici, sotto il profilo della rivalutazione della pensione, a fronte di una esposizione all’amianto per oltre dieci anni, come prevedeva l’innovativa legge del 1992 con cui in Italia era stato messo al bando il micidiale minerale. Ma quella sentenza venne fatta a pezzi dalla Corte d’appello sulla base dell’asserzione, sostenuta dal consulente d’ufficio, che non c’era prova che quei lavoratori della Philips Carbon Black fossero mai stati a contatto con fibre di amianto.

28 aprile 2023: Giornata Mondiale per la Salute e Sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto

Amianto :Sentenze

Morto per l’amianto sulle navi della Marina, il Tribunale nega il risarcimento alle due figlie. “È un’ingiustizia profonda, faremo ricorso”

Sono orgogliosa di aver proceduto nei confronti del ministero della Difesa per rendere giustizia a mio papà. Nostra madre ha ottenuto un risarcimento, ma non abbiamo vinto alla lotteria, né al gratta e vinci. Perché mio papà è morto e io vorrei che lui fosse ancora qui con noi, che facesse il nonno. Avrei ancora un sacco di cose da chiedergli e non posso più farlo. Abbiamo ottenuto una mezza vittoria legale, ma tutti noi abbiamo subito una perdita umana, affettiva e morale enorme”. Francesca, che vive a Schio, come la mamma e la sorella Elisa, è figlia del motorista navale Federico Tisato, morto nel 2016 all’età di 67 anni per un mesotelioma pleurico causato dall’aspirazione di fibre d’amianto, risalente all’epoca in cui era imbarcato su due navi della Marina Militare italiana. Il Tribunale di Vicenza ha riconosciuto soltanto alla vedova un risarcimento di 400mila euro e un vitalizio di circa 1.900 euro al mese, visto che al marito è stato riconosciuto lo status di vittima del dovereNessun assegno invece alle due figlie, perché, quando il padre si ammalò e morì nel giro di due anni, erano già maggiorenni e autosufficienti.

Amianto:Sentenze

Amianto: Codacons,Cassazione accoglie ricorso per tumore laringe

Cub, introdurre il reato di ‘omicidio sul lavoro’

(ANSA) – MILANO, 14 APR – Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Venezia ha condannato li ex datori di lavoro di un dipendente per un tumore alla laringe dovuto dall’esposizione durante l’attività lavorativa all’amianto, presente sul luogo di lavoro.


    La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore riconoscendo un rendita per aver contratto tale malattia professionale.

Lo rende noto, in un comunicato, il Codacons.
    Il lavoratore deceduto nel 2019 a 68 anni, aveva prestato servizio in uno stabilimento in cui era stata accertata la presenza di amianto dal 1971 al 2006. “La sentenza – sottolinea l’associazione – è di grande importanza soprattutto dal punto di vista del nesso di causalità, in quanto i giudici nonostante la presenza di altre possibili cause (il lavoratore era un fumatore) hanno ritenuto che fosse dimostrato il fatto che il tumore alla laringe potesse essere stato causato dall’esposizione all’amianto, riconoscendo quindi il giusto risarcimento”.
    Sul problema dell’amianto prende posizione anche la Confederazione unitaria di base (Cub) che “condanna le condizioni in cui ancora troppi si trovano a subire quotidianamente sul luogo di lavoro”. “La sicurezza e la tutela sui luoghi di lavoro, che causano malattie o incidenti a volte fatali e invalidanti, e la denuncia di quanto non viene fatto, nella pratica e a livello legislativo, sono fondamentali” afferma il sindacato che torna a chiedere l’introduzione del reato di “omicidio sul lavoro”. (ANSA).

Esposizione all’amianto: il Tribunale di Ascoli Piceno condanna l’INPS al prepensionamento di due operai della Sgl Carbon spa

Il Tribunale di Ascoli Piceno, in due sentenze ha condannato l’INPS a concedere a due ex lavoratori della Sgl Carbon di Ascoli Piceno, il prepensionamento per esposizione all’amianto. Sentenze gemelle con le quali i giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

La storia è quella di M.A. e di G.M.C., queste le iniziali dei due lavoratori, ma potrebbe essere quella di tanti altri operai che hanno lavorato per anni a contatto con l’asbesto e che si sono poi ammalati. Ad entrambi i medici hanno diagnosticato placche pleuriche, patologia asbesto correlata riconosciuta dall’INAIL, lesioni di natura cicatriziale spesso sottovalutate ma che possono evolvere in una neoplasia.
L’INPS aveva riconosciuto un tempo minore di esposizione all’amianto che non avrebbe consentito ai due operai di raggiungere il numero di settimane previste per la pensione. Bonanni ha dimostrato che i due manovali avevano lavorato per la Sgl Carbon spa per anni, con le stesse mansioni, nello stesso ambiente di lavoro e senza che il sito fosse stato oggetto di bonifica.

Amianto : Sentenze

Due ex operai della Sgl Carbon vincono la battaglia con l’Inps: «Hanno lavorato a contatto con l’amianto, possono andare in prepensionamento»

ASCOLI – Due ex lavoratori della Sgl Carbon di Ascoli potranno andare in prepensionamento per esposizione all’amianto. Lo ha deciso il tribunale di Ascoli con due sentenze gemelle che hanno condannato l’Inps a concedere il prepensionamento a M.A. e G.M.C., dipendenti dello stabilimento che per anni hanno lavorato a contatto con l’asbesto e che poi si sono ammalati. 

L’Inps però aveva riconosciuto un tempo minore di esposizione all’amianto che non avrebbe consentito ai due operai di raggiungere il numero di settimane previste per la pensione, mentre i giudici  hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. Il legale ha dimostrato che i due manovali avevano lavorato per la Sgl Carbon spa per anni, con le stesse mansioni, nello stesso ambiente di lavoro e senza che il sito fosse stato oggetto di bonifica.

Ad entrambi i medici hanno diagnosticato placche pleuriche, patologia asbesto correlata riconosciuta dall’Inail, lesioni di natura cicatriziale spesso sottovalutate ma che possono evolvere in una neoplasia.

Amianto: Sentenze

Lavorare a contatto con l’amianto, la protesta di Calogero Vicario

Vicario, insieme con altri colleghi, aveva ottenuto i benefici amianto e quindi il prepensionamento. Diritti negati in Appello. Ora la loro battaglia è in mano ai giudici ermellini

Conto alla rovescia per l’udienza in Cassazione della vicenda relativa all’ex metalmeccanico siciliano Calogero Vicario che, ironia della sorte, cadrà proprio il 28 aprile, data della Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

La storia di Calogero è quella di tanti, troppi operai che pensavano di aver trovato un lavoro dignitoso per mantenere le loro famiglie e si sono trovati a combattere contro un mostro.

Adesso ha 61 anni e i bronchi pieni di amianto che respirava nelle Industrie meccaniche siciliane dove ha lavorato per tanto tempo. Quattro o cinque volte l’anno combatte con brutte bronchiti e ha un deficit respiratorio del 38%. Qualsiasi piccolo sforzo lo affatica moltissimo e deve sempre portare con sé un broncodilatatore.

Negli ultimi mesi si è sottoposto a una Tac che ha, purtroppo, portato alla luce diversi noduli, ed è quindi sotto stretta sorveglianza sanitaria. Ricorda sempre che almeno 20 suoi colleghi sono venuti a mancare in questi anni a causa dell’amianto. Così come in tutte le fabbriche in cui veniva usato il minerale killer.

Vicario, che per protesta da più di mille giorni non taglia i capelli e la barba, che ha raggiunto i 25 centimetri di lunghezza, aveva ottenuto, insieme con altri 9 colleghi, i benefici amianto e quindi il prepensionamento. Diritti negati in Appello. Ora la loro battaglia è in mano ai giudici ermellini che decideranno sulle loro vite.

Amianto :Sentenze

Amianto nei cieli: aviere di Milano riconosciuto vittima del dovere

Amianto nell’aviazione civile e militare. Un settore quello della navigazione aerea che si è caratterizzato per l’uso di questi minerali fibrosi. Il caso di un aviere di Milano deceduto a causa dell’amianto. La Corte di Appello di Milano, con la recentissima sentenza del 6 marzo 2023, ha accertato che Fabio Fabretti è deceduto per mesotelioma, che è stato causato dal periodo di esposizione da amianto quando era in servizio nell’Aeronautica militare. La Corte di Milano è giunta a queste conclusioni sulla base di una perizia particolareggiata, dalla quale è emerso l’uso dell’amianto nell’aviazione militare. Si tratta di una sentenza storica, quella della Corte di Appello di Milano, perché ha condannato il ministero della Difesa a riconoscere Fabretti come vittima del dovere e ha liquidato alla vedova le relative prestazioni previdenziali.

Questa sentenza della Corte di Appello di Milano segue di poco quella della Corte di Cassazione, sezione Lavoro, n.35228 del 2022, che accorda il risarcimento integrale per mesotelioma da amianto in un dipendente dell’Atitech spa. Il provvedimento degli ermellini è importante perché reso in favore di un dipendente deceduto per mesotelioma dopo aver lavorato presso l’aeroporto di Capodichino (Napoli). La vicenda di Fabretti ribalta la decisione del tribunale di Pavia, che aveva rigettato per carenza di prova. Il militare è morto nel 2012, a soli 67 anni, a Rozzano (Mi), per mesotelioma pleurico causato dall’amianto respirato durante la sua attività al servizio dello Stato. L’aviere, dopo l’addestramento a Cuneo, fu assegnato alla Prima Aerobrigata di Padova. Poi fu trasferito alla base operativa missilistica di Cordovado, dove si è occupato dell’area lancio dei missili. Lavorava accanto ai militari americani della Nato, distaccati nella vicina base di Vicenza.

Sentenza amianto R.F.I. 15-03-2023

Aamianto:Sentenze

Amianto killer: traversine bruciate nelle stufe per scaldarsi, condannata Rfi

Quasi 1 mln di euro di risarcimento alla vedova e ai 3 figli di un operaio di Rfi

La terza sezione ‘Lavoro’ del Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana spa a pagare un risarcimento che sfiora il milione di euro alla vedova e ai tre figli di Salvatore Passavanti, deceduto per un adenocarcinoma polmonare, dopo aver vissuto tutta la sua vita  costantemente esposto all’inalazione di polveri di amianto e di altri cancerogeni

La strage silenziosa dell’amianto: il Tribunale di Pisa condanna l’Inail a maxi risarcimento

L’istituto dovrà riconoscere la rendita a un lavoratore di vetrerie colpito nel 2015 da carcinoma uroteliale bilaterale

Il Tribunale di Pisa ha condannato l’Inail a riconoscere la rendita per malattia professionale a T.C., 73 anni, operaio di varie vetrerie residente a Pisa che, a causa dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro, nel 2015 ha contratto un carcinoma uroteliale bilaterale ed è stato sottoposto a due interventi chirurgici invalidanti. Nonostante questo l’Inail ha respinto la sua istanza amministrativa per ottenere la rendita.

L’operaio, che dal giugno del ’71 aveva svolto le mansioni di magazziniere, movimentando materiali in amianto e in eternit, e ancora dal ’74 al ’79, aveva lavorato in siti nei quali l’amianto era interposto tra le strutture metalliche e i manufatti di vetro, si è così rivolto all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, che è riuscito a vincere il ricorso dimostrando il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e la malattia ed ha ottenuto anche circa 500mila euro di arretrati. Secondo l’Inail, infatti, questa prova sarebbe mancata.

Non è stato dello stesso avviso il giudice del lavoro del Tribunale di Pisa, Rossana Ciccone, che ha riconosciuto una invalidità del 70% all’operaio condannando quindi l’Inail a corrispondere la rendita, accogliendo le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio che ha sottolineato: “Nel settore vetrario, l’amianto, insieme alle leghe con arsenico e cadmio, veniva utilizzato per la componentistica dei forni e di tutte le altre strutture, per i presidi per la protezione individuale (guanti, tute, cappucci), per foderare gli utensili, per l’impasto vetroso”. Il Ctu ha evidenziato che “l’operaio fu esposto all’asbesto per tutta la durata della sua attività lavorativa” e ha spiegato, inoltre, che la letteratura scientifica ha provato la presenza di fibre di asbesto nei tumori uroteliali. “Il nesso causale – ha concluso il Ctu – può essere affermato con grado di probabilità qualificata”.

Amianto:Sentenze

Esposizione ad amianto: Corte d’Appello di Milano condanna Ministero Difesa per morte ex aviere di Rozzano

ROZZANO MILANO – – La Corte di Appello di Milano ha condannato il Ministero della Difesa al riconoscimento dello status di vittima del dovere e al pagamento di una somma che complessivamente raggiunge circa 500mila alla vedova dell’aviere missilistico Fabio Fabretti, in servizio nell’Aeronautica Militare dal marzo 1965 all’aprile 1966, e deceduto a Rozzano nel giugno 2012 all’età di 67 anni per mesotelioma pleurico da esposizione ad amianto.

Il militare, dopo il periodo di addestramento a Cuneo, fu assegnato alla Prima Aerobrigata di Padova, e adibito successivamente alla base operativa missilistica di Cordovado, dove si è occupato dell’aria lancio dei missili, con stretto contato di militari americani della NATO, distaccati nella vicina base di Vicenza. In quel periodo, stazionò un missile ‘speciale’, predisposto con una testata nucleare. Dopo che il Tribunale di Pavia aveva rigettato le domande per presunta carenza di prova, ora arriva la condanna della Corte di Appello di Milano che nel processo ha disposto ulteriori verifiche giungendo all’accertamento della prova piena della causa di servizio. Sono state anche esibite foto scattate in quel periodo che hanno dimostrato che il militare ha operato in stretta contiguità con i sistemi missilistici.

Amianto: sono 5.600 i malati per l’esposizione alle micidiali fibre in Toscana

Amianto :Sentenze

Cancro alla laringe provocato dall’amianto: risarcita la famiglia

L’operaio aveva lavorato dal 1971 al 2006 nello stabilimento di produzione di alluminio a Fusina.

Ai congiunti 70 mila euro

Il tumore alla laringe è una delle malattie provocate dall’amianto riconosciute dall’Inail nella Lista I. Quelle per le quali il nesso di causalità si intende provato per legge. È dimostrato, infatti, che l’asbesto provochi diverse neoplasie, prima tra tutte il mesotelioma.

È così, a livello civilistico, molto probabile che un operaio che lavorò anche nello stabilimento di alluminio di Fusina, a Venezia, abbia contratto la neoplasia proprio sul posto di lavoro, dove respirava la fibra killer. Le aziende che hanno gestito lo stabilimento, spiega il giornale “La Nuova di Venezia e Mestre”, sono quasi tutte scomparse, tranne una la Montecatini Edison. E l’operaio, morto poi nel 2019, aveva lavorato per questa società per due anni.

Questo ha consentito alla famiglia di chiedere il risarcimento per la sofferenza subita dall’uomo e da tutti loro, per la sua perdita prematura. Se n’è andato, infatti, a soli 68 anni. Dopo una vita di lavoro, come tanti altri operai che hanno svolto la loro attività a contatto con il minerale cancerogeno, avrebbe potuto godersi la famiglia negli anni della pensione. Invece troppo spesso l’amianto non lascia scampo e, a distanza anche di 30, 40 anni dall’esposizione.

Ex Ilva, giudice consente arretrati a pensionato per esposizione all’amianto

Riconosciuto il diritto alla rivalutazione della retribuzione pensionabile

TARANTO – Il giudice del lavoro del Tribunale di Taranto, Saverio Sodo, ha accolto un ricorso contro l’Inps presentato da un pensionato ex Ilva, assistito dall’avvocato Massimiliano Del Vecchio dell’Ufficio legale della Cgil, riconoscendogli il diritto alla rivalutazione della retribuzione pensionabile per esposizione all’amianto. Al ricorrente spettano gli arretrati del rateo pensionistico mensile ricalcolato anche sulla base del periodo di oltre dieci anni (761 settimane) di esposizione all’amianto e in più riceverà d’ora in poi una pensione aumentata di circa il 10%. Cgil e Fiom spiegano che «il lavoratore, che dal febbraio 1985 ad ottobre del 2003 aveva lavorato in un reparto in cui era presente la fibra killer, malgrado avesse ottenuto dall’Inail il riconoscimento di esposizione qualificata all’amianto, non aveva traccia di quel periodo ad alto rischio nella sua pensione».

Amianto:Sentenze

Amianto, Inail condannata a risarcire la vedova di Mario Nicoletti: la sentenza a 7 anni dalla morte dell’ operaio

Impiegato nel 1979 come manovale di cantiere stradale per la società I.C.R. srl, e dal 1979 al 1993 come manutentore idraulico presso l’ospedale di Rieti quale dipendente della Asl, era stato esposto alla fibra durante le sue attività lavorative

Il tribunale di Rieti ha condannato l’Inail a riconoscere alla Monica Diana Darasz, vedova di Mario Nicoletti, operaio di Antrodoco (Rieti), morto per mesotelioma da amianto, 7 anni dopo la perdita del marito, una somma di circa 200 mila euro e una rendita mensile.

Taranto, per quasi 20 anni ha lavorato esposto all’amianto: a pensionato ex Ilva riconosciuti indennizzo e pensione maggiorata

Ha lavorato in un reparto dell’ex Ilva a Taranto a contatto con l’amianto, ha ottenuto il relativo riconoscimento all’esposizione da parte dell’Inail, ma non il trattamento di pensione previsto. Un lavoratore ha quindi fatto ricorso al giudice del lavoro del Tribunale di Taranto. Adesso, per la Cgil e la Fiom, “il lavoratore, per effetto di questa sentenza, riceverà gli arretrati del rateo pensionistico mensile ricalcolato anche sulla base di 761 settimane di esposizione all’amianto. In più, riceverà d’ora in poi una pensione aumentata di circa il 10 per cento”

Discarica amianto Grillaia di Chianni: “No alla riapertura”