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Amianto : Internazionale

LA MESSA AL BANDO

Anche il Brasile dice addio per sempre all’amianto

Il commento di Bruno Pesce: «Grande storica vittoria, grazie alla lunga lotta contro la fibra criminale»

BRASILIA – Dopo oltre trent’anni dalla messa al bando dell’amianto in Italia, anche il Brasile arriva a mettere un punto a questo tragico capitolo industriale. 

È successo giovedì 22 febbraio, davanti al Tribunale supremo federale brasiliano: la Corte ha ufficialmente decretato illegale l’estrazione, l’industrializzazione, la commercializzazione e la distribuzione del crisotilo (il tipo di fibra ancora in uso fino a pochi giorni fa). 

Solo nel 2017 nello Stato sudamericano era stata varata una legge che imponesse lo stop all’uso dell’amianto (molti anni dopo rispetto all’Unione Europea, ma in linea ad esempio con il Canada dove il ban è arrivato nel 2018). Per un cavillo giudiziario però l’estrazione e il suo impiego industriale sono andati avanti per altri sei anni. 

Nell’agosto di quell’anno la Plenaria aveva già giudicato la legge costituzionale dello Stato di San Paolo che vietava l’uso del minerale e dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 2 della legge federale 9.055/1995, che consentiva invece l’utilizzo dell’amianto. Decisioni simili erano state prese in relazione alle leggi di Pernambuco, Rio Grande do Sul, Rio de Janeiro e Comune di San Paolo. Una lunga serie di ricorsi però è stata causa del ritardo che ha permesso ad esempio di continuare l’attività di estrazione nella Cana Brava, l’ultima cava brasiliana di amianto.

Con la decisione del Tribunale federale il bando ora entra ufficialmente in vigore. Infatti, come si legge dalla sentenza: «Nell’analisi congiunta della mozione di chiarimento, la Plenaria ha confermato la dichiarazione di incostituzionalità della norma federale che consentiva il suo uso». 

Amianto :Discariche

Fermiamo tutti insieme gli oltraggi al territorio”

Nasce “No Valdera avvelenata“ e coordinerà una ventina di associazioni. Tante le battaglie da portare avanti: dalle discariche riaperte al caso Keu.

Si chiama “No Valdera avvelenata” ed un coordinamento di una ventina di associazioni unite dal filo della tutela ambientale ma anche di un contrasto a un modello di sviluppo che in questi ultimi decenni sta caratterizzando la Valdera. Tra i temi c’è la gestione dei rifiuti, la riapertura dell’ex discarica della Grillaia tra Chianni, Terricciola e Lajatico e l’ampliamento della discarica di Legoli a Peccioli. E poi lo scandalo Keu e il progetto per la nuova base militare.

“Il nostro coordinamento – spiega Antonio Piro – raggruppa soggetti differenti dagli studenti agli operai della Piaggio. Il tentativo è quello di rompere il muro dell’indifferenza che si è creato in Valdera su questi temi. Raccogliamo sensibilità diverse unite dal contrasto a un modello di sviluppo che non vogliamo appoggiare. Il prossimo 4 marzo faremo una manifestazione a Pontedera per chiedere alla Regione il ritiro della delibera che ha permesso la riapertura della Grillaia e per bloccare il conferimento dell’amianto”.

La manifestazione in programma per il primo sabato di marzo alle 15.30 sotto il palazzo comunale di Pontedera è incentrata sul tema della Grillaia, ma l’obiettivo del coordinamento è ampliare il raggio di interesse. “Questa sarà la nostra prima manifestazione – continua Piro – ma stiamo già pensando a una seconda a Peccioli, sull’ampliamento della discarica della Belvedere”. Nel manifesto pubblicato dal coordinamento vengono sviscerati i temi di cui vorranno occuparsi, argomenti che magari fino ad ora sono stati trattati singolarmente dalle varie associazioni che ne fanno parte. “La riapertura della ex discarica La Grillaia a Chianni, con il conferimento di 270 mila metri cubi di amianto, rappresenta a nostro parere un inaccettabile oltraggio al territorio della Valdera – scrivono –. La Regione Toscana ha irresponsabilmente autorizzato questo progetto regalando a un privato la possibilità di fare grandi affari contro il bene collettivo al di fuori di un piano regionale pubblico sui rifiuti e, in particolare, sull’amianto”. Poi c’è lo scandalo Keu che ha fatto emergere la questione dell’inquinamento di diversi territori regionali e lo smaltimento illegale dei residui dei fanghi conciari.

Amianto :Discariche

MANIFESTAZIONE CONTRO L’INQUINAMENTO IN VALDERA

MANIFESTAZIONE CONTRO L’AMIANTO, FANGHI, KEU, ALLARGAMENTO DELLE DISCARICHE, INCENERITORI IN VALDERA – PIAZZA DEL COMUNE PONTEDERA – ORE 15.30
La Confederazione Unitaria di Base aderisce alla manifestazione di Valdera Avvelenata del 4 marzo perché i problemi dei cittadini della Valdera non possono essere scissi da quelli dei lavoratori in lotta a tutela della nostra salute e sicurezza

  • Ci accomunano del resto molte cose. Per noi le lotte ambientali si uniscono a quelle per la sicurezza sul lavoro, chi non tutela l’ambiente o pensa di scambiare l’occupazione con la devastazione e l’inquinamento, non sa neppure difendere la forza lavoro e danneggia allo stesso tempo i territori dove viviamo.
  • Ci accomuna il bisogno di cambiare questo stato di cose proprio a partire dal territorio, dove i lavoratori vivono, perché siamo avvelenati dal lavoro tossico ma anche dalle condizioni di insalubrità delle nostre abitazioni, l’inquinamento riguarda la nostra stessa alimentazione, l’aria che respiriamo e l’acqua che si beve. I lavoratori che abitano in Valdera pensavano di vivere in un ambiente sano, lontano dai pericoli di una fabbrica malata o da cantieri pericolosi ma hanno dovuto ricredersi.
  • Le discariche stanno cingendo in un abbraccio mortale la Valdera: Pontedera, Peccioli e Scapigliato formano il vertice di un triangolo che il Centro Tumori di Milano chiama il Triangolo della Morte, per il numero di casi di tumori, che nella nostra provincia ha un’incidenza maggiore di altre parti della Toscana.
  • L’agricoltura è sottoposta a forti pressioni da quanti vorrebbero utilizzarla come discarica di fanghi di depurazione civile e altro, senza dimenticare l’uso smodato di glifosato e pesticidi.
  • Nell’aria presto saranno presenti, se non li fermeremo, le polveri dei camion che trasportano amianto alla discarica della Grillaia a Chianni destinata ad ospitare, in sei anni, ben 270.000 mq di materiale pericoloso e cancerogeno
  • La Grillaia è una discarica chiusa da anni ma la Regione Toscana intende riaprirla perché incapace di mettere in campo soluzioni più moderne e rispettose dell’ambiente investendo fondi per soluzioni ecologiche.
  • Peccioli vedrà l’allargamento, anzi il raddoppio, della sua discarica di rifiuti non trattati in barba a tutte le direttive europee, si parla perfino di costruire un gassificatore (leggi inceneritore) quando è ormai acclarata la pericolosità degli stessi.
  • Infine il capolavoro della Regione Toscana, con l’inchiesta della Magistratura ancora in corso dopo lo scandalo del Keu, residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli e impropriamente utilizzato per costruire strade.
  • Aderiamo convinti alla manifestazione di Valdera Avvelenata e a tutte le iniziative che seguiranno; le lavoratrici e i lavoratori hanno capito sulla loro pelle che la dignità è data da un lavoro stabile e dignitoso e un ambiente sano ove vivere. E la lotta prima o poi paga e la verità viene a galla.
  • PENSA, RESPIRA, LOTTA, CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE di Pisa e Provincia

Amianto:SCHMIDHEINY

Eternit bis Novara, chiesto l’ergastolo per Schmidheiny

Ergastolo per Stephan Schmidheiny. Questa la richiesta dei due pubblici ministeri, Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare, nel processo Eternit bis di Novara.

Ergastolo per la morte di 392 persone per amianto

L’imprenditore svizzero è accusato dell’omicidio volontario di 392 persone per amianto. Di queste 62 erano dipendenti della fabbrica di Casale Monferrato e 330 residenti nelle zone limitrofe. Le vittime sono quasi tutte morte a causa di mesotelioma per l’esposizione all’asbesto.

I pm hanno chiesto anche, durane l’ultima udienza di qualche giorno fa, l’isolamento diurno e non hanno ipotizzato attenuanti. Nella lunga requisitoria hanno sottolineato il fatto che negli anni in cui l’imputato era responsabile di Eternit, era ben nota la pericolosità dell’esposizione all’amianto. Nonostante questo avrebbe omesso di adottare tutte le misure atte a tutelare la salute dei suoi dipendenti.

Il processo è stato quindi rinviato al prossimo 27 febbraio. In quella data parleranno gli avvocati delle parti civili. Poi la parola spetterà alla Corte d’Assise.

Il 16 gennaio scorso sono stati sentiti ancora una volta i consulenti. I pm hanno posto ulteriori domande per approfondire le questioni del periodo di latenza del mesotelioma o delle altre neoplasie rispetto al momento dell’esposizione e della dose cumulativa.

Quello che si cerca di dimostrare è la responsabilità, senza ombra di dubbio, dell’imprenditore per i decessi di lavoratori e residenti vicino la Eternit. Per questo è necessario chiarire se l’esposizione all’asbesto successiva al 1976, quando l’imputato Shmidheiny è diventato Ceo di Eternit, abbia influito sulla natura dei mesoteliomi.

Ora sono in corso diversi procedimenti penali a Torino, Novara, Napoli e Vercelli, per i siti industriali di Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (AL), Bagnoli (NA) e Rubiera (RE).

Il processo di primo grado di Napoli, si è concluso con una condanna 3 anni e 6 mesi di reclusione per la morte di un solo operaio su 8 vittime contestate. Il castello accusatorio non ha retto e anche il reato è stato derubricato da omicidio volontario a omicidio colposo.

Amianto :Sentenze

Amianto killer in centrale, condannata l’Enel (La Spezia)

Riconoscimento giudiziario del risarcimento di 420mila euro alla moglie e alla figlia di un ex lavoratore esposto alle fibre volanti

Centrale Enel La Spezie

La Cassazione apre nuovi scenari per la maggiorazione per amianto della pensione

Sentenza storica, dopo che per anni, il Tribunale di Latina ha dichiarato la decadenza per quei lavoratori esposti ad amianto, che non avevano depositato la domanda nei termini.

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con sentenza n. 2243/2023 (Presidente Dott. Berrino), riapre la partita dei benefici contributivi per esposizione ad amianto, utili al prepensionamento e per aumentare la pensione anche per coloro che non hanno presentato la domanda prima del 15.06.2005.

Sentenza storica, dopo che per anni, il Tribunale di Latina ha dichiarato la decadenza per quei lavoratori esposti ad amianto, che non avevano depositato la domanda nei termini.

l risultato positivo è arrivato dopo ben due bocciature, in primo e in secondo grado, in cui i giudici hanno sostenuto che i pensionati avrebbero presentato domanda all’INAIL in ritardo secondo il termine stabilito per legge e non avessero quindi diritto ai benefici per l’esposizione all’amianto.

li 11 ricorrenti hanno lavorato dai 10 ai 20 anni nel cantiere navale che si occupava della realizzazione di imbarcazioni in vetro resina di medie dimensioni, a contatto giornaliero con la fibra killer che causa asbestosi, ma anche mesotelioma e diversi tipi di tumore.

L’asbesto era utilizzato per imbottire l’intercapedine tra guscio e paratoie; per rivestire le paratie della sala macchine e dei vani di alloggio dei motori e dei serbatoi; per coibentare la zona motori; come pannelli delle porte tagliafuoco; per rivestire marmitte e altri parti del motore; come guarnizioni. I materiali in amianto erano conservati in magazzino e poi tagliati direttamente nelle navi, in spazi ristretti e mal ventilati. A tutto questo si devono aggiungere le coperture in amianto dei capannoni che negli anni devono essersi deteriorate rilasciando sempre fibre di amianto.

Amianto:Sentenze

Malattia polmonare dopo l’esposizione alle fibre di amianto: Comune costretto a riscarcire ex operaio

Il tribunale di Chieti ha condannato il Comune di San Giovanni Teatino a risarcire la somma di oltre 14 mila euro più le spese legali “per non aver adottato alcuna misura idonea a impedire o a ridurre l’esposizione alle polveri”

n ex operaio del Comune di San Giovanni Teatino ha ottenuto un risarcimento dai danni subiti a causa dell’esposizione a fibre di amianto. Il tribunale di Chieti ha condannato infatti l’ente a risarcire la somma complessiva di 14.709,78 euro, oltre a 5.506,50 euro di spese legali, per violazione dell’art. 2087 c.c. a seguito della mancata adozione delle norme volte a tutelare l’integrità fisica del ricorrente.

A ricostruire la vicenda e a commentare la sentenza è il patronato Inca Cgil di San Giovanni Teatino, a cui il lavoratore si era rivolto.

All’ex dipendente era stata riconosciuta come malattia professionale la patologia “esiti di pachipleurite sin. trattata con decortazione” riconducibile alla esposizione alle fibre di amianto durante il periodo di lavoro in zona.

“Il Comune di San Giovanni Teatino – recita la sentenza – non ha adottato alcuna misura idonea ad impedire o a ridurre l’esposizione alle polveri contenenti fibre di amianto, non ha dotato il ricorrente di dispositivi di protezione individuale idonei a ridurre i rischi da inalazione delle suddette polveri e non ha formato il ricorrente in merito alle precauzioni da adottare per limitare i rischi da contatto con polveri contenenti fibre di amianto, pur essendo consapevole del possibile contatto del ricorrente con tali polveri estremamente nocive per la salute”.

Amianto :Discariche

Taranto, la Vittorio Veneto una bomba ecologica di amianto: indagati otto alti ufficiali

In disarmo dal 2007 è rimasta ormeggiata alla banchina e potrebbe aver prodotto danni irreversibili sulla salute dei tarantini. Respinta la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura

TARANTO – La nave Vittorio Veneto ha rappresentato una bomba ecologica da oltre 1200 chili di amianto che ora rischia di trascinare in un’inchiesta giudiziaria diversi alti ufficiali della Marina militare. È quanto emerge dal provvedimento con cui il gip Benedetto Ruberto ha disposto l’esecuzione di nuove indagini alla procura di Taranto. Sono 8 i nomi di ammiragli e alti ufficiali che secondo il giudice dovranno essere iscritti nel registro degli indagati insieme a quello dell’unico sottufficiale già coinvolto nell’inchiesta: per il gip Ruberto, inoltre, oltre all’accusa di inquinamento ambientale, la procura dovrà valutare anche l’ipotesi di disastro ambientale colposo.

La tesi, in estrema sintesi, è che la nave dopo il disarmo nel 2007, è stata ormeggiata sulla banchina Torpediniere e potrebbe aver generato danni irreversibili alla salute dei tarantini e all’ambiente marino per la dispersione delle fibre di amianto, com’è ormai noto particolarmente cancerogene: un rischio di cui secondo il giudice tutti erano a conoscenza, ma nessuno ha disposto la bonifica dell’ex ammiraglia della Marina fino l’8 giugno 2021, data della partenza verso la Turchia dov’è stata smantellata. Non solo. Secondo il magistrato non sarebbero stati presi neppure i mini accorgimenti per evitare la fuoriuscita delle fibre dallo scafo, ormai ridotto a vera e propria discarica dopo diverse incursioni di vandali che l’avrebbero letteralmente depredata: le ispezioni condotte negli anni, infatti, avrebbero accertato l’apertura di una serie di portelli di ventilazione avrebbero favorito la dispersione di materiale nocivo per la salute «anche a centinaia di metri di distanza» con una prevedibile «compromissione delle matrici ambientali, continuativamente investite». Secondo il gip Ruberto, «la posizione della nave accresceva il rischio di contaminazione: la vicinanza al centro cittadino, l’esposizione alle intemperie, l’azione corrosiva dell’acqua marina, l’accertato stato di apertura dei portelli di ventilazione e la massiccia presenza di amianto (sia all’interno che all’esterno dell’imbarcazione) erano indici sintomatici della concreta situazione di pericolo perfezionatasi ai danni della popolazione tarantina».