Archivi categoria: Senza categoria

24 Ottobre

Morti due operai sull’A1, erano scesi da un furgone fermo in corsia di emergenza

Sono stati investiti da un camion tra gli svincoli di Orvieto e Attigliano in direzione Sud.Traffico bloccato per alcune ore: il tratto è stato poi riaperto

E’di due operai morti e un ferito lieve il bilancio di un incidente stradale accaduto all’alba di oggi sull’A1 fra gli svincoli di Orvieto e Attigliano in direzione sud, in provincia di Terni.

Secondo una prima ricostruzione della polizia stradale, un camion, alla cui guida c’era un 55enne, ha tamponato un autocarro di una ditta della provincia di Latina, fermo in sosta lungo la corsia di emergenza, causando il decesso sul colpo di due operai che erano scesi dal mezzo da lavoro.

Le vittime sono un 52enne della provincia di Potenza ed un 35enne di origini pachistane. Un terzo operaio, di origini bengalesi, è rimasto ferito.

Amianto : Sentenze

Muore per esposizione all’amianto, la corte d’appello di Trieste condanna lo Stato al risarcimento della vedova

La vittima è il sergente della marina militare Dario Zuban, morto nel 2023 per mesotelioma peritoneale. Il ministero della Difesa è stato condannato a corrispondere benefici previdenziali in favore della vedova Gina Natalini Risi alla quale andrà una speciale elargizione di 285mila euro e assegni vitalizi di 2100 euro mensili

TRIESTE – La corte d’appello di Trieste, confermando la sentenza di primo grado del tribunale del capoluogo giuliano, ha condannato il ministero dell’Interno a riconoscere lo status di vittima del dovere al sergente Dario Zuban, deceduto per un mesotelioma peritoneale da esposizione all’amianto nella marina militare, e quello della Difesa alla costituzione dei benefici previdenziali in favore della vedova Gina Natalini Risi alla quale andrà una speciale elargizione di 285mila euro e assegni vitalizi di 2100 euro mensili.

La storia di Zuban è un esempio di impegno e determinazione che purtroppo l’ha condotto inconsapevolmente verso uno drammatico destino. La triste scoperta è avvenuta nell’ottobre 2015 all’età di 60 anni quando riceve la diagnosi di mesotelioma peritoneale. Dopo la diagnosi l’uomo è venuto a conoscenza della sua elevata e non cautelata esposizione all’amianto, perdurata per tutto il periodo del servizio militare, e ha così deciso di rivolgersi all’Osservatorio nazionale amianto, e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, coadiuvato dall’avvocato Corrado Calacione, per ottenere il riconoscimento dello status di vittima del dovere e di tutti i benefici amianto riservati alle forze armate. Ad avviare il giudizio è stato inizialmente lo stesso Zuban, che però il 19 febbraio 2023 è deceduto a causa di un aggravamento delle sue condizioni di salute.

L’istruttoria dei due giudizi ha messo in evidenza che il militare è stato esposto ad elevate concentrazioni di polveri e fibre di amianto sia nelle basi arsenalizie della marina militare, sia a bordo della nave Centauro, dove è stato impiegato come motorista per due anni, dal dicembre del 1976 all’aprile del 1978. “Si tratta di una sentenza significativa – il commento di Bonanni – perché sottolinea che l’amianto è stato usato senza restrizioni e in elevate concentrazioni nelle basi arsenalizie e nelle unità navali, e che c’è stata esposizione indiscriminata e senza restrizioni dei nostri militari, in particolar modo dei motoristi navali della Marina Militare, come Zuban. Purtroppo – conclude amareggiato Bonanni – sono centinaia i casi di decessi dei militari delle nostre Forze Armate per mesotelioma e altre patologie asbesto correlate”.

20 Ottobre

Il cancello esce dai binari e gli crolla addosso: vigilante 64enne in prognosi riservata

Gravi le ferite riportate alle gambe: l’uomo stava chiudendo, dopo un’ispezione, il cancello di una cooperativa di Tivoli Terme

Grave incidente sul lavoro a Tivoli Terme nella serata di ieri. Un vigilante di 64 anni è rimasto gravemente ferito dal crollo del cancello metallico di una cooperativa. Erano da poco passate le 21 quando, al termine di un’ispezione, l’uomo si è ritrovato a chiudere il cancello, una struttura metallica non automatica con i binari. Nel corso dell’operazione, per cause ancora in corso d’accertamento, il pesante cancello è però crollato travolgendo il 64enne, finito schiacciato sotto la pesante struttura. 

Per liberarlo in via Consolini sono dovuti intervenire i vigili del fuoco che, sollevato il cancello, hanno consegnato il vigilante alle cure del 118. Portato da prima all’ospedale è stato quindi trasferito all’Umberto I di Roma. Attualmente, secondo quanto si apprende, si trova in prognosi riservata. 

Sul posto, per le indagini, sono intervenuti i carabinieri della compagnia Tivoli Terme, i tecnici del nucleo Spresal dell’Asl Roma 5 per gli accertamenti di rito. Sono state acquisite le telecamere che hanno evidenziato la ricostruzione dei fatti già chiara dalla situazione rilevata al momento dell’arrivo. 

Amianto : Discariche

Discarica di amianto a Caluri, progetto dimezzato. «Anche così è inaccettabile»

Scongelato l’iter di autorizzazione, Tecnoinerti si ripresenta in Regione con un impianto sulla carta ridimensionato. Da Villafranca non giungono aperture. E i consiglieri regionali Bigon e Zanoni spiegano: «Rimangono irrisolti i problemi e i danni denunciati»

Sono da poco trascorsi i 180 giorni di sospensione dell’iter per l’autorizzazione della discarica di amianto a Caluri e la Tecnoinerti torna alla carica. L’azienda di Polpenazze del Garda non ha ritirato la propria istanza alla Regione Veneto, ma l’ha modificata. Il progetto rimane dunque valido, anche se sostanzialmente dimezzato.

Nonostante la raccolta di oltre 6mila firme contro l’insediamento dell’impianto di stoccaggio di rifiuti contenenti amianto e l’ostilità del consiglio regionale del Veneto, la Tecnoinerti non fa marcia indietro. Al termine del periodo di sospensione della procedura di autorizzazione, l’azienda bresciana si è rifatta avanti in Regione Veneto con un nuovo progetto per la frazione di Villafranca. Tenendo conto delle osservazioni giunte dai cittadini e dagli enti territoriali, sono stati rivisti i volumi e la superficie della discarica pensata precedentemente. Il nuovo impianto è grande circa la metà rispetto a quello iniziale e questo dovrebbe ridurre del 50% anche il traffico dei veicoli che ogni anno trasporteranno i rifiuti contenenti amianto sul sito. Inoltre, il ridimensionamento dovrebbe tenere la discarica ad una distanza maggiore rispetto alle circostanti zone sensibili.

La palla ora passa alla Regione Veneto che dovrà valutare il nuovo progetto ed eventualmente autorizzarlo. Un’autorizzazione che, però, vede la ferma contrarietà dei territori veronesi, a partire dal Comune di Villafranca di Verona, ed anche dei cittadini. Contrari anche i consiglieri regionali del Partito Democratico Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni che chiedono lo stop al progetto. «Anche se rivisto, con un dimezzamento delle sue dimensioni, non si risolverebbero di certo i problemi e i danni denunciati – hanno dichiarato Bigon e Zanoni – Questo progetto resta inaccettabile. Indipendentemente dalla dimensione del sito, questa resta una zona di ricarica degli acquiferi e dunque, per quanto ridotta sia la discarica, il danno ambientale resterebbe invariato. Così come non si risolverebbe il nodo della eccessiva vicinanza dal centro abitato, con conseguente deprezzamento degli immobili, cosa vergognosa per chi oggi deve pagare il mutuo e si vede trasformare l’abitazione in un bene non vendibile in futuro. Analogamente, rimarrebbe il problema del traffico di mezzi pesanti. Insomma, la vivibilità dei residenti e la tutela sanitaria ed ambientale non si possono mercanteggiare con rivisitazioni che non cambiano la sostanza»

14 Ottobre

Incidente a Baldissero Torinese: schiacciato da un trattore nel bosco, morto Gianpietro Barboni

Le circostanze dell’accaduto sono ancora da accertare

Gianpietro Barboni , 81enne di Baldissero Torinese e locale presidente della Fidas, è morto schiacciato da un trattore di sua proprietà nel pomeriggio di oggi, lunedì 14 ottobre 2024, in un’area boschiva che costeggia via Superga, dove si era recato all’ora di pranzo verosimilmente per andare a funghi. Il mezzo è stato trovato ribaltato in un avvallamento del terreno.

Sul posto sono intervenuti i sanitari con l’elisoccorso, i vigili del fuoco con la squadra del distaccamento di Chieri, le unità Usar specializzate nel salvataggio di persone schiacciate e l’elicottero del reparto volo del comando provinciale, i carabinieri della compagnia di Chieri e gli ispettori dello Spresal dell’Asl To5, a cui competono le indagini sull’accaduto, le cui circostanze sono ancora da accertare.

Incidente sul lavoro: operai precipitano nel vano ascensore, un morto e due feriti

La tragedia in un condominio in centro storico, vicino alla fontana di Trevi. Il corpo privo di vita del 48enne recuperato dai vigili del fuoco. Indaga la polizia

Morto sul lavoro a Roma. Un operaio è deceduto dopo essere rimasto coinvolto in un incidente in una palazzina in Centro Storico.Feriti due uomini che si trovavano con lui, un ragazzo italiano di 16 anni e un cittadino nigeriano di 39 anni, trasportati rispettivamente all’ospedale Bambino Gesù e San Giovanni Addolorata, in codice rosso il minore con un triage giallo il secondo. Il dramma oggi pomeriggio in via delle Vergini, poco distante da fontana di Trevi. A perdere la vita Peter Isiwele, un cittadino nigeriano di 48 anni. 

Secondo quanto si apprende i tre operai erano impegnati in un lavoro di manutenzione straordinaria di un ascensore in una palazzina al civico 18 di via delle Vergini. Mentre si trovavano sopra l’elevatore, si è rotta la cinghia di ancoraggio con i tre lavoratori precipitati nella tromba dell’ascensore – che si trovava al secondo piano – per diversi metri d’altezza. Sul posto sono quindi intervenuti i vigli del fuoco con la squadra 1A, il nucleo Saf e il carro sollevamenti.

Durante le operazioni, alquanto complicate, i pompieri sono riusciti ad arrivare ai tre operai. Inutili i soccorsi per un nigeriano di 48 anni, morto sul colpo. Recuperati i due colleghi, sono stati trasportati d’urgenza in ospedale. 

Morto sul lavoro in A10, in Liguria sono 15 da inizio anno: i dati, infortuni in itinere in aumento

Il tragico incidente di lunedì mattina tra Arenzano e Varazze segna la quindicesima vittima sul lavoro in Liguria da inizio anno. La penultima appena dieci giorni fa nel cantiere del Memoriale del Morandi

Un’altra morte sul lavoro, quella di lunedì 14 ottobre poco dopo le 8 del mattino sull’A10 dove un camioncino con a bordo due operai è finito fuori strada tra Arenzano e Varazze. Uno dei due passeggeri, un uomo di 30 anni di nome Kamal Mziuora, è morto, l’altro è rimasto gravemente ferito.

Non sono mancate le conseguenze sulla viabilità, con l’autostrada bloccata per circa quattro ore e il traffico che si è riversato sulle strade dei comuni rivieraschi. Qui tutti gli aggiornamenti sulla vicenda e l’indagine.

Due operai feriti in incidenti sul lavoro a Taranto, uno è grave

Uno travolto da tettoia, il secondo precipitato da sette metri

Due operai sono rimasti feriti, uno dei quali gravemente, in due incidenti sul lavoro questa mattina a Taranto e in un comune della provincia, a Crispiano.


    Nel primo incidente un operaio è stato travolto da una tettoia crollata mentre era al lavoro al secondo piano di un immobile di via Berardi, in pieno centro.

L’uomo, a quanto si apprende, ha riportato fratture in diverse parti del corpo ed è servito l’intervento dei vigili del fuoco per estrarlo dalle macerie. E’ stato poi ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto.
    A Crispiano invece, un operaio era impegnato nella sistemazione di un’antenna quando, per cause da chiarire, è precipitato nel vuoto da un’altezza di sette metri. Ha riportato politraumi ma non sarebbe in pericolo di vita. È ricoverato anche lui nell’ospedale di Taranto.
    Sui due incidenti indagano le forze dell’ordine e il personale dello Spesal, il servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl.
   

VALDERAAVVELENATA 26 Ottobre Pontedera

LA CURA DEL FUTURO
UN AMBIENTE DI VITA SANO, SENZA KEU, AMIANTO, INCENERITORI, OSSICOMBUSTORI, DISCARICHE, CEMENTIFICAZIONI, BASI MILITARI

La Valdera rappresenta il 2% del territorio toscano ma riceve il 50% dei rifiuti della regione

VOGLIAMO UNA TOSCANA SENZA NOCIVITÀ E DISASTRI AMBIENTALI

E UNA VALDERA NON RIDOTTA A PATTUMIERA IN NOME DEL PROFITTO E DI UN MODELLO PRODUTTIVO ED ECONOMICO LINEARE AL TRACOLLO

VOGLIAMO COSTRUIRE COLLETTIVAMENTE – COMUNI E COMUNITÀ – ECONOMIE VERAMENTE CIRCOLARI CON LA NATURA E SOLIDARISTICHE

Dal Keu ai nodi dell’ambiente. Da tutta la Toscana in città

Il comitato No Valdera Avvelenata organizza una manifestazione a Pontedera per difendere l’ambiente e chiedere un territorio libero da sostanze inquinanti come amianto e keu. Scandali ambientali hanno colpito la Valdera, con casi di gestione abusiva di fanghi e smaltimento illecito di rifiuti speciali.

i nuovo in piazza. Per l’ambiente. Il comitato No Valdera Avvelenata non molla la presa, mentre uno degli scandali che più di tutti ha infiammato il territorio è davanti al giufice di Firenze per l’udienza preliminare: è il caso Keu finito a tonnellate, secondo l’inchiesta, per riempimenti e sottofondi stradali. Anche in Valdera e a Pontedera, fra i 13 siti della regione nel quale è stato individuato dagli inquirenti. Ma la manifestazione il 26 ottobre è in difesa dell’ambiente a 360 gradi. “Noi vogliamo intraprendere un percorso unitario per ricostruire un rapporto morale delle persone con la terra, con l’ambiente e la natura – spiega una nota del Comitato organizzatore della protesta –. Una produzione tutta basata sul consumismo e sul profitto non regge più. Con questo spirito e aspirazione il 26 ottobre a Pontedera facciamo una manifestazione regionale per dire che vogliamo il nostro territorio libero da amianto, keu, inceneritori e basi militari”.

In questi ultimi anni – lo ricordiamo – territori della Valdera sono apparsi a vario titolo in carte d’indagine. Uno dei casi più eclatanti scoppiò nel settembre 2016, e investì l’agricoltura e il suo volto più importante, quello “bio” quando finì sotto la lente una presunta gestione abusiva di fanghi di depurazione contenenti sostanze inquinanti derivanti da cicli industriali incompatibili con il reimpiego in agricoltura. Fanghi, quindi, spacciati per l’accusa, come fertilizzanti e destinati a 800 ettari di terreni anche coltivati a graminacee. Del 2020 l’inchiesta Blu Mais – anche questa già processo in tribunale a Pisa – secondo la quale rifiuti speciali del distretto conciario sarebbero stati smaltiti, secondo le indagini, illecitamente come concime. Anche a Palaia, Montopoli e San Miniato.

23 Settembre

Morti sul lavoro, operaio travolto da una lastra di vetro nel cuneese

La vittima, 57 anni, ha perso la vita dopo essere stata schiacciata da una pesante lastra di vetro. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i vigili del fuoco, che hanno constatato il decesso dell’uomo

Ennesimo incidente sul lavoro, questa volta in Piemonte: la tragedia è avvenuta  in una ditta di serramenti a Villanova Mondovì, in provincia di Cuneo. Da quanto si apprende, un uomo di 57 anni ha perso la vita dopo essere stato travolto da una pesante lastra di vetro. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i vigili del fuoco che hanno costatato il decesso dell’uomo, recuperando il corpo.

22 Settembre

Operaio resta incastrato in un macchinario: gamba amputata

Si tratta di un 23enne impiegato in un’azienda agricola. Soccorso, è stato portato in ospedale ma le ferite riportate erano troppo gravi e non è stato possibile salvargli l’arto

Gravissimo incidente sul lavoro in una cooperativa agricola di Striano, nel Napoletano. Un operaio di 23 anni è rimasto incastrato all’interno di un macchinario. Al giovane è stata amputata una gamba.

Secondo quanto si è appreso l’operaio è stato soccorso e portato in ospedale prima a Sarno e poi a Salerno. Le ferite erano troppo gravi e i sanitari l’hanno sottoposto all’amputazione della gamba destra. Indagini in corso per ricostruire la vicenda da parte dei carabinieri della compagnia di Nola: dalla posizione lavorativa alla tempestività dei soccorsi.

20 Settembre

Andava alla Fincantieri in bicicletta, morto giovane operaio del Bangladesh

Incidente mortale stamattina sul cavalcavia in direzione ponte della Libertà a Venezia. L’uomo, Humayun Kabir di Narsingdi, andava al lavoro verso le 6.30. Travolto ha perso la vita. Kamrul Syed della comunità bengalese ne ha dato notizia insieme ad altri connazionali

Travolto da un’utilitaria mentre andava al lavoro in bicicletta, è morto un giovane operaio di Fincantieri. È il bengalese Humayun Kabir originario di Narsingdi, città della divisione di Dacca in Bangladesh e residente a Mestre. Venerdì mattina probabilmente per via dello sciopero dei mezzi si era messo in strada presto in bicicletta per raggiungere i cantieri quando, sul cavalcavia che porta in via della Libertà a Venezia da Corso del Popolo, si è scontrato con una macchina, è caduto a terra per l’impatto e ha perso la vita. 

A darne notizia è stata la comunità bengalese attraverso uno dei rappresentanti, Kamrul Syed, che ha condiviso pubblicamente la notizia sul suo profilo Facebook mettendo la foto e annunciando la scomparsa del connazionale. Erano le 6.30, spiega, il tempo di attraversare la strada. Subito dopo, tra le 7 e le 8 del mattino, mentre ancora i vigili del reparto Motorizzato della polizia locale di Venezia facevano i rilievi, il traffico è andato in tilt all’ora di punta. Rallentamenti, il tratto del mortale interdetto per via delle misurazioni per la ricostruzione del fatto e i veicoli fermi sul cavalcavia o deviati nei percorsi alternativi. In molti hanno visto il telo a terra e hanno raccontato dell’incidente mortale incontrato al passaggio sulle consuete strade per recarsi al lavoro. La comunità bengalese è in lutto per la scomparsa del concittadino, che era a Venezia per lavorare, e per cui i medici non hanno potuto fare nulla. Le indagini sono della polizia locale di Venezia. Ad aiutare a fare chiarezza saranno le telecamere  del Comune installate su tutta la zona. Mattinata complicata per la viabilità anche a causa dello sciopero dei mezzi, bus e tram.

Amianto : Lutti

Amianto, l’ex ferroviere Pulitanò perde la sorella: “Il killer silenzioso ha fatto il bis nella mia famiglia”

L’annuncio choc del reggino che denunciò il materiale tossico negli impianti Fs. E’ il secondo lutto dopo il fratello Saverio

oche parole che gelano il sangue e tra le quali si annida quello che Antonino Pulitanò chiama da anni il killer silenzioso. L’ex ferroviere reggino annuncia con un post scioccante la morte della sorella avvenuta ieri, ennesimo lutto familiare causato dai veleni dell’amianto. “Il killer – scrive – ha fatto il bis nella mia famiglia. Dopo avere ucciso mio fratello Saverio, capo tecnico sovrastruttura delle Ferrovie dello Stato, non ha risparmiato neanche mia sorella Margherita”. Come sempre le accuse di Pulitanò sono chiare e dirette e ricorda che la donna era stata esposta agli effetti del materiale nocivo: “Mia sorella è colpevole di avere lavato e stirato gli indumenti di lavoro di Saverio, contaminati dal killer silenzioso”.

I funerali sono stati celebrati oggi, un addio commosso tra i tanti messaggi di vicinanza e cordoglio di quanti conoscono la famiglia, oltre ad esponenti del mondo sindacale e politico.

La denuncia dell’amianto killer e il secondo lutto nella famiglia dell’ex ferroviere

La nuova, dolorosa perdita di Nino Pulitanò rafforza nell’ex dipendente di Trenitalia e sindacalista il sentimento di una giustizia ancora negata. Dopo aver denunciato la presenza di decine di tonnellate di amianto nei vagoni in disuso delle Fs rimasti nei depositi di Reggio Calabria, fu licenziato secondo l’azienda per giusta causa, con l’accusa di procurato allarme. Pulitanò aveva segnalato la situazione nel suo ruolo di rappresentante sindacale per chiedere un tempestivo intervento di bonifica e proteggere così la salute dei colleghi ferrovieri ma anche dei residenti nella zona a rischio. L’esposizione alle fibre d’amianto può infatti provocare il mesotelioma, tumore che aveva ucciso il fratello di Nino, Saverio, anche lui in servizio nelle Fs – lo stesso male tornato drammaticamente d’attualità dopo che ad esserne vittima è stato il giornalista Rai Franco Di Mare dopo aver respirato particelle del minerale dannoso. 

Il licenziamento e la complessa battaglia giudiziaria che ne era seguita per otto lunghi anni ha dato ragione a Pulitanò: con la sentenza pronunciata lo scorso 13 novembre 2023, il Tribunale di Reggio Calabria lo ha assolto. Secondo i giudici, non ci sono prove tangibili per stabilire (come sostenuto dall’accusa) che le dichiarazioni del ferroviere abbiano avutouna reale portata lesiva dell’immagine dell’azienda. Al contrario, la denuncia aveva rilevato “una realtà obiettivamente esistente, nell’esercizio del diritto di cronaca e nel rispetto dei canoni della verità, della pertinenza e della continenza”.

Arrivato alla pensione prima della sentenza di non colpevolezza e quindi il reintegro, nel 2021 Nino Pulitanò aveva già ottenuto il riconoscimento mansioni superiori svolte. La corte di Cassazione ha ritenuto infondato l’unico motivo di ricorso proposto dalla società Trenitalia. Inquadrato nella qualifica di livello A per avere svolto l’attività di responsabile del settore manutenzione e verifica dei rotabili presso l’impianto di Reggio Calabria, l’ex dipendente aveva ottenuto anche le relative differenze retributive.

La battaglia di Antonino Pulitanò gli è valsa nel 2018 l’assegnazione del Sangiorgino d’Oro, massima onorificenza del Comune, per il suo ruolo di “portavoce e sentinella dei cittadini che non rinunciano, di tutti coloro che si spendono nel quotidiano, ma anche di coloro che non hanno il coraggio d’agire da soli per il riconoscimento dei propri diritti”. In quell’occasione il sindaco Giuseppe Falcomatà aveva sottolineato il valore civile della denuncia del ferroviere e ricordato il ritardo con cui l’azienda dispose poi la bonifica del deposito contaminato di via Mercalli a Reggio. Lo stesso primo cittadino aveva preso l’impegno di promuovere uno screening medico sulla popolazione nell’area, ma ad oggi non ci sono notizie dell’avvio del progetto. Il nuovo lutto subìto da Pulitanò è un costante monito alle istituzioni per fare luce sulla vicenda e consentire alla gente di conoscere la verità. Secondo il ferroviere, la sorella, malata da un anno, avrebbe contratto il mesotelioma proprio lavando e stirando gli abiti da lavoro del fratello Saverio, poi stroncato dall’esalazione prolungata delle letali particelle di amianto.