Travolto da una trave di legno in via Marconi, è morto l’operaio di 50 anni
Residente a Brescia, nel quartiere Villaggio Sereno, Paolo Gabbiani era il titolare di una piccola azienda specializzata in produzioni in legno per il settore edilizio
San Gregorio Magno, si ribalta con un mezzo agricolo: muore 63enne
Nonostante l’intervento tempestivo del personale del 118, ogni tentativo di soccorso si è rivelato vano
Tragedia questa mattina in un fondo agricolo di San Gregorio Magno, dove un uomo di 63 anni, Angelo Ianniello, è morto dopo essersi ribaltato con un mezzo agricolo. La vittima stava effettuando lavori agricoli quando, per cause ancora da accertare, ha perso il controllo del mezzo. Il macchinario si è ribaltato, schiacciando l’uomo sotto il suo peso.
I soccorsi
Nonostante l’intervento tempestivo del personale del 118, ogni tentativo di soccorso si è rivelato vano: l’uomo è morto sul colpo. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i Carabinieri, che stanno indagando per chiarire la dinamica dell’accaduto.
Ragazzo di 20 anni muore folgorato durante i lavori elettrici
I soccorsi sono stati inutili, è morto sul colpo. Indagano i carabinieri, ai quali spetta ricostruire la dinamica dell’incidente sul lavoro
Ancora un incidente mortale sul lavoro e la vittima ha appena 20 anni. È successo oggi, 23 luglio, in provincia di Parma.
Secondo una prima ricostruzione l’operaio è rimasto folgorato durante alcuni lavori nei pressi di una casa a Giaiano, frazione di Collecchio. Il giovane, dipendente della ditta Green Energy, sarebbe morto sul colpo. Inutili i soccorsi. È rimasto ferito anche un collega che ha tentato di aiutarlo.
Al vaglio le cause dell’incidente: probabilmente durante gli scavi sono stati tranciati dei cavi. Le indagini sono condotte dai carabinieri.
Tragedia nei boschi della Val di Ledro: morto Angelo Franzinelli, un 61enne travolto da un tronco
È avvenuto tutto nel pomeriggio di oggi, martedì 23 luglio, a Legos. Insieme all’uomo c’era la sorella. Quest’ultima si è ferita nel tentativo di salvare il fratello. Sul posto sono subito arrivati i vigili del fuoco, i sanitari, il soccorso alpino e i carabinieri
MOLINA DI LEDRO. Incidente mortale, nel pomeriggio di oggi martedì 23 luglio, nei boschi della Val di Ledro, precisamente a Legos. Angelo Franzinelli, un uomo di 61 anni è morto travolto da un tronco. Insieme a lui c’era la sorella. Quest’ultima, dopo aver chiamatato i soccorritori, si è ferita nel tentativo di salvare il fratello.
Terni, incidente sul lavoro in un cantiere: operaio edile di 61 anni cade da 5 metri. Ricoverato in gravi condizioni
Ancora un infortunio del lavoro in Umbria, per la precisione nella frazione del comune di Terni di Torre Orsina, nella Valnerina ternana. Si è trattato di un incidente dalle conseguenze abbastanza serie avvenuto nel pomeriggio di martedì 23 luglio. Il fatto è accaduto presso un cantiere edile in via Madonna della Strada ed ha portato al ferimento di un operaio. Si tratta di un 61enne di nazionalità italiana. L’uomo, impegnato nel lavori nell’ambito di una piccola impresa edile, sarebbe caduto da un’altezza di circa cinque metri, subendo lesioni piuttosto serie. Soccorso dagli operatori del 118, è stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Perugia a seguito del politrauma riportato nell’impatto. Sul posto, per i rilievi volti a ricostruire l’accaduto che verrà portato all’attenzione delle autorità competenti, sono intervenuti gli agenti della squadra Volante della questura di Terni e gli addetti della Usl Umbria 2. Fra rilievi, testimonianze e analisi dei documenti, si punta ad avere un quadro il più possibile preciso della situazione. Nella speranza che le condizioni dell’operaio rimasto ferito, possano presto migliorare.
Morì a causa dell’amianto: la Difesa dovrà risarcire la famiglia di un militare napoletano
La decisione del Tar del Lazio
Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di risarcimento del danno morale, esistenziale, biologico, e patrimoniale presentato contro il ministero della Difesa dai familiari del sottoufficiale Ciro Centofanti, originario di Napoli, riconosciuto vittima del dovere e deceduto nel 2020 a 78 anni, dopo alcuni anni di malattia. Alla famiglia, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, verrà liquidato un risarcimento di 308mila euro. Il militare ha prestato servizio nella Marina Militare italiana dal 1960 al 1979, circa 20 anni, in qualità di “elettricista di bordo” nelle navi della MM, tra le quali, Alcione, Pioppo, Trifoglio, Olmo, Doria, Ontano, Tenace, Visintin ed altre, in un periodo in cui l’amianto veniva utilizzato senza alcuna restrizione come si legge nel decreto di riconoscimento dello status di vittima del dovere.
L’uomo ha respirato fibre di amianto per 24 ore al giorno perché la fibra killer era in tutte le coibentazioni, anche negli alloggiamenti, nei corridoi e perfino nei servizi igienici. Erano presenti anche nei locali motori e nei rivestimenti delle condotte di scarico e, nonostante fosse ben nota da tempo la sua pericolosità il militare era privo di strumenti di protezione individuale. “Questa sentenza – le parole di Bonanni – è molto importante perché riconosce il diritto del militare al risarcimento del danno che si aggiunge al riconoscimento dello status di vittima del dovere e alle prestazioni previdenziali, già erogate al militare in vita e ora in godimento ai familiari superstiti. Confidiamo di ottenere anche la condanna per i danni da lutto e perdita del rapporto parentale nella causa già promossa innanzi il Tribunale civile di Roma continueremo a lottare per la giustizia e la tutela dei diritti di tutte le persone colpite da questa malattia devastante”.
L’incidente sul lavoro si è verificato nel centro storico di Fermo. il 57enne di Monte Urano è stato trasportato prima al “Murri” e poi ad Ancona, dove si trova ricoverato in prognosi riservata
Fermo, 15 luglio 2024 – Stava montando una gru in un cantiere nel centro storico di Fermo quando, per cause ancora in corso d’accertamento, ha perso l’equilibrio ed è caduto a terra facendo un volo di circa cinque metri. Sfortunato protagonista dell’incidente sul lavoro è stato un operaio di 57 anni di Monte Urano dipendente di una ditta edile di monturanese che stava operando in via Cesare Battisti. Erano da poco passate le 7,30 di ieri mattina quando l’uomo si è schiantato sul selciato e i suoi colleghi hanno subito lanciato l’allarme. Sul posto sono subito intervenuti i sanitari della Croce Verde di Fermo che, dopo aver prestato le prime cure all’operaio e stabilizzato le sue condizioni, lo hanno trasportato al pronto soccorso di Fermo.
Gravissimo operaio colpito dalla sponda di un camion
E’ accaduto oggi in un’azienda in zona industriale Trieste
Un operaio è rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro avvenuto nell’area di una ditta della zona industriale, in via Caboto.
Come precisa l’emittente televisiva Tele4, l’uomo mentre scaricando un camion sarebbe stato colpito violentemente dalla sponda dello stesso automezzo.
Cagliari, operaio di 42 anni muore colpito dalla pala di un escavatore
a quanto si apprende l’uomo stava lavorando all’interno di una ditta che si occupa di riciclaggio di rifiuti. La dinamica dell’incidente è ancora da chiarire
Un operaio di 42 anni di Iglesias è morto nella mattina del 12 luglio nella zona industriale di Macchiareddu, nella Città Metropolitana di Cagliari. La dinamica dell’incidente sul lavoro è ancora poco chiara. Da quanto si apprende l’operaio stava lavorando all’interno di una ditta che si occupa del riciclaggio di rifiuti come vetro e alluminio quando è stato colpito dalla pala di un escavatore che movimentava i rifiuti. Immediata la richiesta di soccorsi e l’arrivo del 118, ma per l’operaio non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono arrivate anche le forze dell’ordine.
Schiacciato dal trattore a Forlì: il mezzo agricolo si ribalta in un terreno scosceso. Perde la vita un 88enne
Vitignano di Meldola, l’agricoltore stava lavorando in un zona impervia Non ci sono testimoni. Al momento non si eslcude neanche l’ipotesi di un malore. Difficilissime le operazioni di recupero della salma
Ancora incidenti sul lavoro: operaio muore cadendo da un’impalcatura, altro agricoltore schiacciato dal trattore
Gli episodi più gravi nelle Marche e in Toscana, quattro infortuni anche in Lombardia, ma gli incidenti sul avoro non hanno risparmiato neppure Piemonte, Campania e Sicilia
E’ stata una settimana ferale sul fronte degli incidenti sul lavoro. Gli ultimi si sono registrati fra ieri e oggi, sabato 6 luglio 2024.
Altro agricoltore schiacciato dal trattore in Toscana
Nuova tragedia sul lavoro in Toscana, un’altra avvenuta durante i lavori nei campi. Nella serata di venerdì 5 luglio 2024, a Montecarlo, in provincia di Lucca, un agricoltore di 63 anni è morto schiacciato dal trattore con il quale stava lavorando. L’allarme è scattato attorno alle 21, l’incidente è avvenuto in via del Poggetto, nella frazione di Luciani
La vittima dell’incidente si chiamava Alessandro Franceschini ed era titolare di un’azienda familiare in via del Poggetto
Amianto nell’ex discarica di Mattie: anche il Comune di Susa contrario al progetto
La cittadina capoluogo della valle scende in campo insieme al piccolo comune montano e a Pro Natura
Si allarga, in Val Susa, l’opposizione delle amministrazioni comunali all’ipotesi di riaprire l’ex discarica di Mattie per realizzare un deposito di smaltimento dei rifiuti con amianto. A poche ore dall’insediamento previsto stasera durante il primo Consiglio comunale, l’amministrazione di Susa del sindaco Piero Genovese – rieletto quindici giorni fa – prende nettamente posizione contro l’ipotesi progettuale avanzata da Acsel per l’utilizzo come sito di deposito di materiali provenienti da bonifiche di eternit e altri materiali asbestiferi dell’area fino a pochi anni fa centro di conferimento dei rifiuti di tutta la Valle.
Insomma, anche il Comune che sorge ai piedi della località di Camposordo dice no alla nuova discarica di amianto. Affiancando, così, l’amministrazione di Mattie che nei giorni scorsi – durante l’assemblea convocata da oltre 200 cittadini del paese sulla questione esplosa a fine maggio in seguito all’avvio delle procedure di valutazione ambientale per autorizzare l’operazione – si era già detta contraria a questa soluzione:«L’operazione vanificherebbe le opere di bonifica avviate alcuni anni fa» è il pensiero di sindaci e cittadini che chiedono all’azienda consortile di Valle della raccolta rifiuti di sospendere l’opera.
«In relazione al progetto presentato da Acsel per ampliare parte della discarica di Mattie, al netto degli aspetti tecnici, a titolo prudenziale e di tutela della salute pubblica riteniamo non opportuno riaprire la discarica che ha cessato la sua attività nel 2018» chiarisce la maggioranza del sindaco Piero Genovese, sottolineando che l’amministrazione di Susa parteciperà comunque ad ogni tavolo in cui verrà discussa questa proposta.
La prima occasione di confronto con Acsel sarà, probabilmente, l’assemblea dei sindaci indetta nei giorni scorsi su richiesta del presidente dell’Unione montana, Pacifico Banchieri, per lunedì 1 luglio. Assemblea in cui Acsel dovrà illustrare ai primi cittadini della Valle l’idea di riaprire l’impianto di smaltimento: ipotesi prevista fin dal 2022 nel piano industriale dell’azienda consortile che ha per soci i 39 Comuni della Val Susa, ma solo di recente tradotta in un vero e proprio progetto.
Nelle ultime settimane questo intervento, che si è finora tradotto nella richiesta alla Città metropolitana delle autorizzazioni ambientali, ha già portato ad una netta presa di posizione sfavorevole all’opera da parte di Pro Natura e alla raccolta firme da parte di un gruppo di cittadini di Mattie, preoccupati per i possibili rischi ambientali. Ma ora che le amministrazioni andate al rinnovo l’8 e 9 giugno si insedieranno è probabile che molte chiederanno conto ad Acsel sugli intenti del discusso progetto.
Discarica di amianto a Ca’ Balestra, richiesta di autorizzazione congelata per 180 giorni
Progeco Ambiente ha bisogno di tempo per rispondere a tutti i dubbi espressi sul progetto. Esulta il comitato dei contrari che incassa anche il sostegno del rieletto sindaco Gardoni
Èstata accolta la richiesta e pertanto i termini per la presentazione di integrazioni e chiarimenti sono sospesi per un periodo di 180 giorni». Si legge questo nella risposta che ieri, 19 giugno, la Regione Veneto ha inviato alla ditta Progeco Ambiente. Per l’approvazione o il respingimento dell’impianto di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto a Valeggio sul Mincio se ne riparlerà dunque tra circa sei mesi.
Sono evidentemente troppe le risposte che l’azienda deve fornire ai dubbi dei contrari al progetto. Dubbi che sono stati esposti in Regione Veneto perché è all’ente regionale che spetta il compito di concedere o negare l’autorizzazione alla discarica. Discarica che è stata progettata nell’area di Ca’ Balestra, a Valeggio sul Mincio, e contro cui si sono schierate istituzioni locali, comitati e singoli cittadini. A tutti era stata concessa la possibilità di presentare delle osservazioni critiche al progetto. «Ben 228 sono quelle protocollate della Regione Veneto – ha ricordato il comitato anti-discarca di Ca’ Balestra – E dopo il sopralluogo in loco, la commissione per la valutazione dell’impatto ambientale ha formalizzato un elenco di circa 30 richieste di integrazioni e approfondimenti, che spaziano dalla verifica della fattibilità del progetto in zona di alta pianura vulnerabile ai nitrati a supplementi di studi in relazione agli impatti ambientali, soprattutto con riferimento alla inevitabile sovrapposizione con l’adiacente discarica Ca’ Baldassarre e ai progetti per altre discariche di amianto a Caluri e Marmirolo. E ancora alla direzione dei venti per la possibile dispersione di fibre di amianto, alla situazione idrogeologica dell’area, alla viabilità e al dimensionamento della strada di accesso al sito, agli interventi da porre in essere nel caso di incidenti, all’inquinamento, oltre che nuove e più approfondite valutazioni sugli impatti sanitari del progetto stesso». E Progeco deve ora controdedurre puntualmente tutte le osservazioni pervenute in Regione e tutte le richieste della commissione per l’impatto ambientale. E per farlo l’azienda ha bisogno di tempo, così ha chiesto e ottenuto dalla Regione il congelamento del procedimento per 180 giorni. Un risultato importante per il comitato anti-discarica, che ha ringraziato «tutti coloro che hanno deciso di dedicare un po’ del proprio tempo per informarsi e cercare di contribuire alla salvaguardia del nostro territorio».
E la sospensione del procedimento non concede solo tempo alla Progeco. Lo concede anche al comitato che proseguirà l’opera di sensibilizzazione affinché l’attenzione sul tema rimanga alta. Una sensibilizzazione fatta anche a livello politico ed infatti due rappresentanti del comitato, il presidente Gianni Bertaiola e l’avvocato Pier Paolo Avanzini, hanno già ottenuto udienza dal rieletto sindaco di Valeggio sul Mincio Alessandro Gardoni. Il primo cittadino si è insediato da pochi giorni, ma ha voluto esprime subito il proprio impegno istituzionale nel contrasto al progetto proposto da Progeco Ambiente. Gardoni ha infatti ribadito sostegno e vicinanza al comitato e ha garantito ai suoi rappresentanti la nomina da parte del Comune di un legale che possa tutelare sul piano giuridico gli interessi legittimi della collettività.
Cittadini e Comune dicono “no” all’amianto nell’ex discarica di Mattie
una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle
MATTIE. Il progetto di riapertura dell’ex discarica consortile di Mattie per ospitare eternit e altri rifiuti contenenti asbesto proprio non piace. Ieri sera una nutrita fetta della popolazione del paese valsusino si è riunita nel centro polivalente per dire «no» all’operazione varata da Acsel, il consorzio di raccolta rifiuti di cui sono soci i Comuni della Valle. E poche ore prima, in mattinata, l’amministrazione appena rieletta della sindaca Marina Pittau aveva già espresso forti critiche all’idea di rimettere in moto il sito di raccolta chiuso qualche anno fa, in seguito all’attivazione del termovalorizzatore di Torino, e da allora al centro di importanti opere di rinaturalizzazione dell’area che domina la piana di Susa: l’ha fatto durante la riunione con Arpa e Città metropolitana per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali che entro il 12 luglio potrebbero dare via libera al progetto in fase preliminare.
L’idea di riaprire il sito di smaltimento che per oltre vent’anni ha raccolto i rifiuti di tutta la Val Susa nasce dall’esigenza di Acsel di finanziare il post-mortem della discarica. Ai tempi della fusione con Arforma (l’allora società di gestione del sito di deponia) l’Acsel ha incamerato un piccolo tesoretto di 4,5 milioni di euro per la gestione futura dell’area oggi ricoperta da terreno vegetale. Ma è inevitabile che i soldi tenuti a bilancio ad hoc non basteranno: si stima che nei prossimi decenni la corretta gestione dell’ex discarica ne costerà quasi venti.
Dove trovare gli altri capitali necessari? L’idea – nata ai tempi dell’approvazione del piano industriale dell’azienda rifiuti nel 2022 – è di incamerare i fondi per lo smaltimento dei materiali edili contenenti amianto destinando l’ex discarica a deposito di questi rifiuti resi inerti per “tombarli” accanto ai rifiuti di Camposordo. Si ipotizza lo stoccaggio, per una decina d’anni, di 10 mila metri cubi l’anno.
La discarica, così, si autofinanzierebbe in vista delle opere di futura gestione ambientale. Un’idea valida sulla carta. Ma quando, nelle settimane scorse, l’apertura delle procedure di valutazione d’impatto per il rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali ha fatto emergere la portata dell’operazione, a Mattie (e in parte della Valle) la popolazione si è messa in allarme. Come il Comune: tutt’altro che propenso ad accogliere nuovi rifiuti sul proprio territorio.
Nei prossimi giorni i cittadini si troveranno ancora per avanzare osservazioni al progetto e chiedere una proroga al rilascio delle autorizzazioni. Dal canto suo l’amministrazione è in cerca del sostegno, innanzitutto delle amministrazioni dei paesi limitrofi quali Susa e Bussoleno, che sarebbero i primi a condividere i disagi e i possibili rischi ambientali, per fermare la riapertura dell’ex discarica valsusina. E già nel Consiglio di insediamento voterà una delibera per ostacolare il progetto.
Oltre 6.200 firme in Regione contro la discarica di amianto di Caluri
Si aggiungono alle 12mila sottoscrizioni raccolte contro quella di Ca’ Balestra. Bigon: «È necessario inviare un segnale istituzionale forte a tutela di queste aree»
Striscione contro la discarica di Caluri (Foto Facebook – Comitato Tutela Ambiente e Salute Villafranc
Amaggio, era stato il comitato contro la discarica di amianto a Ca’ Balestra di Valeggio a consegnare quasi 12mila firme contro il progetto ad un gruppo di consiglieri regionali. Ora, a distanza di circa tre settimane, l’iniziativa è stata ripetuta dal comitato “Tutela Ambiente e Salute” di Villafranca che ha portato a Venezia più di 6.200 firme per chiedere di bloccare la discarica di eternit in località Caluri.
Il presidente del comitato Stefano Marconcini ed gli altri rappresentanti sono stati ricevuti dai consiglieri veronesi Stefano Valdegamberi ed Anna Maria Bigon e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni. «È stata l’occasione per incontrare i cittadini del territorio e fare il punto della situazione – ha commentato Bigon – È emersa la necessità di dare un segnale istituzionale forte, a tutela di queste aree. I cittadini sono molto preoccupati per le conseguenze ambientali e sulla salute pubblica che potrebbe avere questo sito di smaltimento, grande il doppio dello stadio Bentegodi di Verona. Sul tavolo del consiglio regionale ci sono due mozioni che chiedono lo stop all’aggiornamento del Piano dei rifiuti del 2022 che ha reso possibile in Veneto la realizzazione di discariche di amianto anche in prossimità delle falde acquifere. Già la Provincia di Verona ospita ben 95 centri nei quali vengono smaltite 239.523 tonnellate di rifiuti speciali, pari a circa il 36% di tutto il Veneto. È necessario che l’individuazione dei siti adatti passi per criteri più stringenti e di massima tutela. L’approvazione trasversale delle mozioni risulta in questo senso un passaggio chiave con il quale procedere urgentemente»
Johnson e & Johnson paga 700 milioni di dollari per chiudere le cause sul talco con amianto
Il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti in polvere a base di talco con tracce di amianto, accusato di essere legato diversi casi di tumore
Il colosso farmaceutico statunitense Johnson & Johnson ha accettato di pagare 700 milioni di dollari per risolvere le accuse di aver ingannato i clienti sulla sicurezza dei suoi prodotti in polvere a base di talco con tracce di amianto, accusato di essere legato diversi casi di tumore. Lo ha rivelato il procuratore generale di New York.
La strategia per chiudere la storia senza ammettere colpe
L’accordo con 42 stati Usa e il Distretto di Columbia, rientra nella strategia di Johnson & Johnson per chiudere il caso senza essere costretta ad ammettere alcun illecito, nonostante abbia ritirato il prodotto dal mercato nordamericano già nel 2020. Già lo scorso maggio, Johnson & Johnsonaveva annunciato il pagamento di 6,5 miliardi di dollari per risolvere la maggior parte delle causelegali intentate negli Usa da donne che si sono ammalate di mesotelioma, un cancro alle ovaie collegato all’uso di prodotti a base di talco. L’accordo è legato ad una terza dichiarazione di fallimento di una società controllata da J&J, la LTL Management.