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17 Dicembre

Il trattore si ribalta e lo travolge: grave uomo di Pezzana

Il fatto è accaduto oggi pomeriggio

VERCELLI (17.12.2023 – 20.46) – Un gravissimo incidente si è verificato oggi pomeriggio (domenica 17 dicembre) a Pezzana, all’interno di una proprietà privata di via Roma. Per cause ancora da accertare, un uomo è stato travolto dal suo trattore che, capovolgendosi, lo ha schiacciato. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Vercelli che, una volta stabilizzato il mezzo, hanno estratto il ferito, affidandolo alle cure degli operatori del 118. L’uomo è quindi stato trasportato all’ospedale di Alessandria, con l’elicottero, in codice rosso. Presenti anche i carabinieri di Ronsecco.

15 Dicembre

Operaio accusa malore in un cantiere e muore

Un uomo di circa 50 anni, operaio in un cantiere edile, ha accusato un malore mentre era al lavoro ed è morto. L’uomo si è accasciato al suolo intorno alle 11 circa. Inutili i soccorsi. La tragedia si è consumata in via dei Sette Metri, a Morena. Sul posto il personale del 118, con l’elisoccorso, e i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo. 

Secondo quanto appreso l’uomo avrebbe avuto un infarto. I colleghi hanno subito dato l’allarme e in pochi minuti un elicottero è atterrato su un terreno privato tra via dei Sette Metri e via Vigne di Morena.

Incidente in Trentino, operaio 19enne travolto da una trave

Fuoriuscita dai binari di una macchina automatizzata

Grave incidente sul lavoro in una segheria a Tiarno di Sopra, in Trentino, dove un operaio di 19 anni è stato trovato dai colleghi privo di sensi, probabilmente dopo essere stato travolto da una pesante trave in legno.

La chiamata alla centrale unica è arrivata poco prima delle 15.30.
    Dai primi accertamenti pare che la trave sia fuoriuscita dai binari di una macchina automatizzata, colpendo poi il giovane operaio.

Sul posto i carabinieri della compagnia di Riva del Garda e gli ispettori dell’Uopsal, oltre al personale sanitario.
    Il ferito è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale Santa Chiara di Trento in elicottero.

Amianto : Discariche

Cantare, danzare, respirare… per dire No alla discarica di amianto

A Santhià domenica 3 dicembre

SANTHIA’ (VC) (28.11.2023 – 19.22) – “Canta, Danza… Respira! Il futuro è nell’aria”. E’ questo il suggestivo titolo della giornata di raccolta fondi che si terrà domenica 3 dicembre a Santhià, alle 17, allo Spazio Eventi di Via Monte Bianco. Il sindaco Angela Ariotti, l’amministrazione comunale insieme al Comitato di Salussola Ambiente è futuro, hanno organizzato infatti un intero pomeriggio di leggerezza, con canto e danza, per raccontare di una battaglia che si sta ancora combattendo: il No alla discarica d’amianto.

LA STORIA DI UNA DISCARICA CHE NESSUNO VUOLE

Nel 2017 una società pavese presentò alla Provincia di Biella il progetto per realizzare una discarica di amianto a Salussola, in località Brianco. Il progetto prevedeva un volume pari a circa 1.500.000 mc, per una superficie di circa 80.000 mq, e uno scavo da realizzarsi ex novo, profondo 13 metri, e la formazione di un rilevato, alto 18 metri rispetto al piano di campagna. Nel progetto, l’impianto si collocherebbe su suolo agricolo di pregio, in adiacenza ad altri lotti a destinazione agricola e coltivati a riso che, per le sue qualità organolettiche eccezionali, ha raggiunto il riconoscimento e il merito di fregiarsi della DOP Riso di Baraggia biellese e vercellese. Inoltre si troverebbe su un’area che il Piano Tutela delle Acque della Regione Piemonte indica come zona di ricarica di falda degli acquiferi profondi, utilizzate per il consumo umano, e meritevoli di una tutela assoluta. Dal punto di vista geologico non vi sono potenti strati argillosi a protezione dell’acquifero: il collegamento diretto tra la falda superficiale e la falda profonda, caratteristica di queste zone, rende il sito molto delicato, poiché l’acqua che si infiltra in queste aree viene utilizzata a valle per l’approvvigionamento dei pozzi potabili.

“LE NOTTI IN BIANCO PER PREPARARE, STUDIARE, VERIFICARE”

«Nelle fasi relative alla presentazione del Progetto in Provincia di Biella, ebbi modo di incontrare le persone che fanno parte dell’Associazione Salussola Ambiente é Futuro. Persone appassionate del loro territorio, irriducibili, che hanno dedicato in questi lunghi anni ore e ore di studio, di analisi sui documenti prodotti, avvalendosi di tecnici del settore. Quando si trattava di presentare le Osservazioni, molti di loro passavano notti in bianco per lavorare sugli ultimi documenti da presentare. La loro tenacia e il fatto di credere, io stessa, che questa discarica occorreva combatterla, hanno fatto sì che il Comune di Santhià, da subito si sia schierato contro. Nei primi anni seguito dai Comuni di Verrone e Cerrione, successivamente anche da quello di Carisio» racconta il Ariotti.

Il procedimento è stato lunghissimo ed è stato caratterizzato dall’opposizione netta nella cittadinanza, che ha rappresentato con ogni mezzo, e ad ogni livello istituzionale, la propria contrarietà al progetto di una discarica evidentemente sovradimensionata rispetto alle reali esigenze del territorio, senza essere tuttavia riservata al suo servizio.

IL TAR BLOCCA IL PROGETTO. LA SOCIETA’ PROPONENTE HA FATTO APPELLO

Ci sono state centinaia di pagine, tra perizie ed osservazioni scritte, manifestazioni e sit-in, una petizione che ha raccolto 13.000 firme, appelli in Regione, ricorsi e controricorsi. Nonostante tutto l’iter si è concluso nel 2021 con l’approvazione del progetto da parte della Provincia di Biella, rendendo necessario ricorrere a nuove azioni legali: i Comuni di Santhià e Carisio, Legambiente sostenuta dal Comitato Salussola Ambiente è Futuro, il Consorzio del riso DOP di Baraggia biellese e vercellese, le aziende agricole limitrofe all’area interessata dalla discarica, tutti hanno fatto ricorso al TAR Piemonte per l’annullamento della determinazione della Provincia di Biella che autorizzava la discarica di amianto: con questi 4 ricorsi si è concretizzato un fronte di azione imponente, rappresentativo di diversi attori del territorio, che ha pochi precedenti nella storia del biellese e del vercellese.

A giugno il TAR Piemonte ha accolto i ricorsi, con una pronuncia che, di fatto, ha bloccato la discarica. La società proponente ha già fatto appello al Consiglio di Stato contro la sentenza, mettendo le amministrazioni di fronte a un duplice problema: le casse sono vuote e le forze umane sono poche.

“ARRENDERSI ADESSO SAREBBE UN GRAVE ERRORE”

«In questi anni abbiamo profuso una quantità enorme di energie e denari, tuttavia siamo consapevoli che arrendersi adesso sarebbe un errore. Un ricorso non è banale per una Amministrazione e peggio ancora per un Comitato, ma la situazione merita uno sforzo collettivo che si sta concretizzando. A chi sostiene questi sforzi va la gratitudine di tutti noi, e l’appello a continuare a sostenere tutti i soggetti che si battono da anni per dar voce a un territorio che chiede solo maggiore rispetto» commenta primo cittadino.

Ecco perchè non mancare a un pomeriggio di condivisione in cui potrete godere della musica del coro Melody Rock e dell’emozionante esibizione delle ballerine di Studio Danza Insieme.

Morto a causa dell’amianto, risarcimento milionario a famiglia

A Napoli. Osservatorio, sentenza apre porta alle altre vittime

NAPOLI, 30 NOV – La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna di Fincantieri S.p.A. e Sait Spa a risarcire la famiglia dell’operaio Angelo T. morto per un mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto il 5 marzo 2016, a 72 anni, dopo grandi sofferenze. Lo rende noto un comunicato dell’Osservatorio Nazionale Amianto. I familiari della vittima, la moglie Francesca, i figli Alfonso e Maria, hanno ottenuto un indennizzo milionario. La storia di Angelo, nato e residente con tutta la sua famiglia a Castellamare di Stabia (Napoli) è simile a quella di tanti altri lavoratori esposti ad agenti patogeni letali. L’uomo ha lavorato dal 1963 al 1995 per l’azienda Sait che forniva manodopera alla Fincantieri. Nello specifico ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri di amianto. A confermare l’esposizione anche il dottore Roberto Ficuciello, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la patologia riscontrata e il lavoro svolto dall’ex dipendente.

“L’ambiente di lavoro – si legge nella decisione – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi”. Le attività che svolgeva “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria”. “Con questa sentenza si aprono le porte al risarcimento dei danni anche per tutte le altre vittime nel cantiere navale di Castellammare, soprattutto con in riferimento alla congruità del risarcimento per esposizione professionale del lavoratore all’amianto”, commenta Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. (ANSA).

Amianto: Discariche

A Santhià uno spettacolo contro la discarica di amianto

Domenica 3 dicembre

Il Comitato Salussola Ambiente è Futuro, insieme al Comune di Santhià con il sindaco Angela Ariotti, invitano a Spazio Eventi di Santhià domenica 3 dicembre 2023 alle ore 17 dove si potrà assistere a due ore in leggerezza con il canto e la danza per aiutare nella battaglia contro la discarica di amianto in frazione Brianco.

Uno spettacolo contro la discarica

“Le prime chiacchiere che sono circolate in merito alla discarica risalgono esattamente a 7 anni fa, e siamo ancora qui, pervicaci come la gramigna, decisi a non mollare di un millimetro. In questi anni il Comune Di Santhià è stato un punto fermo tra le istituzioni che si sono opposte al progetto: abbiamo tutti investito tempo, energia e molto, molto denaro.Non è bello chiedere senza dare, per questo abbiamo pensato a organizzare uno spettacolo: vogliamo vedervi in tanti seduti in sala ad applaudire il coro Melody Rock e le danzatrici di StudioDanzaInsieme” spiega la referente del Comitato, Simonetta Magnone.

Operaio morto per esposizione all’amianto: Rfi condannata a pagare risarcimento da 238 mila euro

L’operaio pavese Francesco Maria Cairo, morto di mesotelioma pleurico, per 32 anni (dal 1969 al 2001), era stato capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato. Rfi: “Vicenda precedente alla nascita della società”


Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a risarcire la famiglia dell’operaio pavese Francesco Maria Cairo deceduto a causa di un mesotelioma pleurico, il tumore causato dall’esposizione ad amianto. Per la vedova, Rita Vaghi, e il figlio Roberto, è stato riconosciuto un danno non patrimoniale di 238.814 euro. Lo rende noto l’Osservatorio Nazionale amianto.

L’operaio aveva svolto per 32 anni (dal 1969 al 2001) la mansione di capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato esposto a polveri e fibre di asbesto. Nel 2019 arriva la diagnosi che lo condurrà alla morte solo tre anni dopo.


Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a risarcire la famiglia dell’operaio pavese Francesco Maria Cairo deceduto a causa di un mesotelioma pleurico, il tumore causato dall’esposizione ad amianto. Per la vedova, Rita Vaghi, e il figlio Roberto, è stato riconosciuto un danno non patrimoniale di 238.814 euro. Lo rende noto l’Osservatorio Nazionale amianto.

L’operaio aveva svolto per 32 anni (dal 1969 al 2001) la mansione di capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato esposto a polveri e fibre di asbesto. Nel 2019 arriva la diagnosi che lo condurrà alla morte solo tre anni dopo

Già l’Inail aveva riconosciuto la malattia professionale, decretando l’accredito della rendita sia alla vittima, sia, in seguito al decesso, alla vedova, oltre alle prestazioni del Fondo vittime amianto. Adesso la decisione del tribunale capitolino che rileva che Rete Ferroviaria Italiana è responsabile delle mancate misure protettive per il lavoratore e del mancato controllo del loro effettivo uso.

“Ferrovie dello Stato, pur essendo nelle condizioni di poter apprezzare la nocività dell’amianto ampiamente impiegato nei rotabili ferroviari – recita la sentenza -, non solo hanno omesso di assicurare il corretto impiego dei dispositivi di protezione individuale pur disponibili ma, altresì, hanno pure consentito lo svolgimento di attività a rischio amianto in ambienti comuni interessando quindi anche lavoratori destinati ad attività diverse…”. L’impiego sui rotabili ferroviari è una delle mansioni più a rischio di esposizione a questo terribile cancerogeno, in cui sono stati registrati più casi di mesotelioma, secondo gli ultimi dati forniti dall’Inail sono 696 fino al 2018.

La vicenda oggetto della sentenza risale a periodi ben precedenti al 2001, anno in cui ‘nasce’ Rfi. E da quel momento Rfi, quale Gestore dell’Infrastruttura, non ha mai svolto attivita’ di coibentazione con amianto o decoibentazione di rotabili”, precisa Rfi in una nota in merito alla sentenza.

“L’articolo sulla sentenza che risarcisce i familiari di un ex collega ferroviere, attribuendone il decesso a cause di lavoro – sottolinea Rfi – chiama in causa Rfi soltanto perché, quando dalla vecchia organizzazione (Azienda Autonoma e poi Ente Fs) fu creato, agli inizi del 2000, un Gruppo composto da più società per azioni, si decise che fosse Rfi a conservare legalmente le responsabilità proprie della vecchia ‘azienda’”.

Amianto e Forze Armate

Amianto, la strage silenziosa nelle Forze Armate: oltre 6mila morti

Bonanni (Ona): “Stato è responsabile di morti soldati”

Nelle Forze Armate ci si ammala e si muore con più frequenza per l’amianto. Una strage silenziosa che, si stima, ha provocato oltre 6.000 decessi per malattie asbesto correlate. Infatti proprio nel settore delle Forze Armate vi è una più alta incidenza di casi di mesotelioma, il 4,4% di tutti i casi di questo tipo. E’ quanto emerge dai dati dell’Ona, l’Osservatorio nazionale amianto, in possesso di LaPresse. L’ultimo rapporto ReNaM redatto dall’INAIL inserisce tra i settori di attività maggiormente colpiti proprio quello della difesa militare (4,4%). Sono ben 982 casi di mesotelioma registrati, a cui vanno aggiunti anche quelli riguardanti tutte le altre malattie provocate dall’amianto, come l’asbestosi, le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici, il tumore al polmone e tanti altri tipi di carcinomi.

Il personale civile e militare delle Forze Armate è stato lungamente esposto al rischio amianto, sia nelle basi a terra sia nei mezzi corazzati. Il pericolo ha coinvolto quasi tutte le basi d’Italia, registrando però maggior numero di vittime in Toscana, Puglia e Sardegna.”Quella provocata dall’amianto è una strage silenziosa. La sola esposizione alla fibra killer infatti ha provocato e continua a provocare, in Italia e nel mondo, migliaia di vittime. E questo agente cancerogeno non risparmia nessuno. Non colpisce solo cittadini e lavoratori, ma anche coloro che difendono il nostro Paese: le Forze Armate“, ha detto a LaPresse Ezio Bonanni, presidente dell’Ona.

Amianto, navi Marina e divise militari: dove si annida la fibra killer

Motori, freni e indumenti. Ma non solo: anche nel corpo degli aeromobili, nei dispositivi antincendio e nei sistemi missilistici per la difesa aerea. È in questi elementi che si annida l’amianto, vero killer dei militari dell’esercito Italiano. La situazione di rischio non riguarda solo l’esercito, ma tutti i corpi delle Forze Armate e Comparto Sicurezza. Ed è soprattutto evidente nella Marina Militare. Infatti fino agli anni ’80 su tutte le unità navali della Marina Militare Italiana fu fatto massivo uso di amianto e di materiali che lo contenevano. Addirittura dal 1945 al 1985 furono in servizio nella nostra Marina Militare decine di navi di superficie e sottomarine “ex americane” (U.S-NAVY), con presenza di amianto. Inoltre anche nelle costruzioni navali nazionali, attuate negli anni ‘70 e ‘80 , continuò a essere impiegato l’asbesto.

Tra le navi costruite in questo periodo ci sono: Incrociatore Portaeromobili “Garibaldi”, Fregate Classe “Lupo” e “Maestrale”, Sottomarini Classe “Sauro”, Aliscafi Lanciamissili, Cacciamine Classe “Lerici”, Navi Ausiliarie d’Altura Classi “Anteo” e “Stromboli”. In ognuna di queste navi l’amianto era dappertutto: era in varie componenti del motore, era nelle tubature e nelle condotte, era persino stato “spruzzato” sulle paratie metalliche per consentire l’isolamento termico, acustico e di protezione dal fuoco. E questa situazione di rischio coinvolgeva tutti gli arsenali e le basi navali della Marina Militare Italiana (La Maddalena, Cagliari, Augusta, Messina, Taranto, Brindisi, Napoli, Livorno, Ancona e Venezia).